Lo sguardo di Amenemope nel suo riposo. Museo Egizio del Cairo – JE 86059. Altezza 30 cm, oro e pietre dure
Del sarcofago in cui giaceva Amenemope e della bara in legno (o di quanto rimane) non ci sono praticamente foto. Dalle iscrizioni scalpellate sappiamo che il sarcofago è quello originale della madre, usurpato per la ri-sepoltura del figlio, il cui sarcofago in quarzite è rimasto, vuoto, nella tomba NRT-IV. Secondo Montet, il sarcofago è stato effettivamente utilizzato per la sepoltura di Mutnodjemet, ma ciò che è successo dopo è avvolto nel mistero.
Il sarcofago di Amenemope in situ. Non sono riuscito a trovare altre foto di questo sarcofago
Le parti in legno sono della bara sono andate perse per sempre; sono sopravvissute però le coperture in oro delle mani del Faraone e la parte superiore della bara, costituita da una maschera d’oro (la terza trovata da Montet, e non sarà l’ultima).
La copertura delle mani della mummia
Questa maschera è forgiata da una lamina in oro massiccio, più spessa di quella della maschera di Sheshonq, con il contorno degli occhi, le sopracciglia e il supporto per la barba cerimoniale (andata perduta) in bronzo.
La maschera ancora nel sarcofago
La foto ufficiale del Museo Egizio
Il volto del Faraone è ritratto da giovane, con le guance piene ed un’espressione delicata. Il re indossa il nemes, che ha la particolarità di essere liscio, essendo totalmente assenti le solite strisce. Sulla fronte del Faraone un ureo in oro massiccio, simbolo di regalità e di protezione, ha il corpo intarsiato con corniola, lapislazzuli e pasta vitrea; sono gli unici elementi colorati della maschera.
Il dettaglio dell’ureo
Le orecchie sono scoperte; gli occhi sono in ossidiana, quello destro ricostruito sulla base del sinistro.
La maschera era pesantemente danneggiata; è stata restaurata al Museo Egizio dal restauratore Ahmed Yousef ed applicata su una forma in gesso da lui creata appositamente.
Le diverse “fasi” del restauro
Ahmed Yousuf modella la forma in gesso che farà da supporto alla maschera
Ahmed Yousuf contempla finalmente il risultato del suo lavoro
La maschera restaurata
La maschera restaurata
FONTI:
Pierre Montet, La nécropole royale de Tanis (Parigi, 1951):
Pierre Montet, Les constructions et le tombeau de Psousennes à Tanis (1951)
Tanis: tesori dei faraoni, Henri Stierlin e Christiane Ziegler , Seuil, 1987
Tesori d’Egitto – Le meraviglie del Museo Egizio del Cairo, Francesco Tiradritti
Foto: Pierre Montet, Merja Attia, Marie Grillot, Artists in Antiquities
Usermaatra Setepenamon – Amonemopet Meriamon La Ma’at di Ra è potente, scelto da Amon – Amon è la Festa di Opet, amato da Amon
A Psusennes I succedette Amenemope, con ogni probabilità figlio suo e di Mutnodjemet, ma gli eventi che portarono Amenemope al trono non sono del tutto chiari.
Regnò per nove anni, forse preceduti o comprendenti un periodo di co-reggenza con l’anziano Psusennes. Non lasciò una traccia profonda nella storia egizia; di lui si sa che contribuì ad un tempio di Iside a Giza ed uno a Menfi.
Morì anch’egli in età avanzata; alcuni segni di infezione sul cranio fanno supporre per una meningite. Soffriva anche di una grave forma di artrosi che deve aver reso difficile la deambulazione nei suoi ultimi anni.
Fu sepolto nella tomba NRT IV a Tanis, e successivamente spostato nella tomba della madre Mutnodjemet.
La pianta della necropoli reale di Tanis
Il dettaglio della tomba NRT-III, che accolse definitivamente Amenemope
La Grande Coppia Reale aveva però un altro figlio, Ramesses-Ankhefenmut, che era già insignito del titolo di Generale delle Truppe del Faraone e di Gran Sacerdote di Amon. A lui era destinata la terza camera della tomba NRT-III, vicino a quella di Mutnodjemet, ma il suo nome è stato scalpellato dalle pareti e da buona parte del sarcofago rimasto nella tomba. Anche se il sarcofago appariva intatto al momento della scoperta, era vuoto. Del corpo non c’è traccia, solo uno dei canopi abbandonato nel vestibolo comune della necropoli reale.
Ankhefenmut appare insieme ai suoi genitori come sacerdoti officianti della Triade Amon-Ra, Mut e Khonsu a Tanis, ed è difficile non immaginarlo come erede al trono. Cosa è successo allora? E perché Amenemope è stato spostato, presumibilmente dal Faraone Siamon, nella tomba della madre, che è scomparsa? Forse una congiura di Palazzo, che ha destituito e ucciso Ankhefenmut, con la complicità di Mutnodjemet? Una “vendetta” postuma? O semplicemente una traslazione dopo un saccheggio della tomba di Mutnodjemet? Ma allora perché sarebbe stato scalpellato il nome della Regina?
Misteri che, senza ulteriori scoperte, sono destinati a rimanere tali
Museo Egizio del Cairo, JE 85854; lunghezza: 16 cm
IL POTERE DELL’ORO
Le spade, i bastoni e la mazza cerimoniale di Psusennes I, come abbiamo visto, sono andate perse. Anche il bronzo delle lame non ha superato la corrosione derivata dalle infiltrazioni d’acqua.
Eppure, è bastato ricoprire l’elsa di una spada con una foglia d’oro per conservarla quasi perfettamente fino a noi.
L’elsa ha sul pomolo una testa di falco il cui occhio è stato finemente cesellato a raffigurare un simbolo “udjat“; il manico è stato inciso altrettanto finemente con un decoro che ricorda il piumaggio del rapace.
Un piccolo capolavoro che ci ricorda perché l’oro fosse definito “la carne degli dei”
Tra i bracciali di Psusennes I, questi sono forse i più particolari, sia per la foggia sia per la “provenienza”.
Con un diametro esterno di 6.1 cm ed un’altezza di 4.5 cm, sono formati da sette anelli sovrapposti di circa 6 mm di diametro, divisi in semi anelli dalla chiusura a scomparsa e dalla cerniera sul lato opposto, composte entrambe da tre tubuli verticali a piccoli anelli.
In oro massiccio, pesano 128 grammi ciascuno.
All’interno degli anelli 3 e 5 è inciso un testo su due righe in geroglifici, che riporta il proprietario (“Il Re, il Signore delle Due Terre, il Primo Profeta di Amon-Ra, il Re degli Dei, Figlio di Ra, Psusennes, amato da Amon”) e colei che l’ha donato: “Fatto per la Sua Maestà dalla Grande Sposa Reale, Signora delle Due Terre, Mutnodjemet”.
Si vede all’interno degli anelli 3 e 5 l’iscrizione di Mutnodjemet
Sappiamo quindi da questa iscrizione che i bracciali furono donati a Psusennes dalla moglie e sorella Mutnodjemet. Da notare però che Montet, anche a causa di altre iscrizioni della tomba e di un altro bracciale, aveva interpretato la scritta come “…Psusennes Amato da Amon, NATO DALLA Grande Sposa Reale…” attribuendo a Mutnodjemet il ruolo di madre del Faraone. Tuttora il ruolo di Mutnodjemet è oggetto di discussione tra gli esperti.
La foto originale di Montet della coppia di bracciali
Comunque stessero le cose, Mutnodjemet sembra ricoprire un ruolo importante alla morte di Psusennes, o che la sua memoria sia venerabile in quella data. La sua tomba era a fianco di quella di Psusennes, ma lei in quella tomba non c’è, e forse non c’è mai stata.
Ma allora, cosa è successo a Mutnodjemet? Cercheremo più avanti di capirlo
FONTI:
Pierre Montet, La nécropole royale de Tanis (Parigi, 1951):
Pierre Montet, Les constructions et le tombeau de Psousennes à Tanis (1951)
Tanis: tesori dei faraoni, Henri Stierlin e Christiane Ziegler , Seuil, 1987Tesori d’Egitto – Le meraviglie del Museo Egizio del Cairo, Francesco Tiradritti
Le foto originali di Burton dell’oggetto, chiuso in un sarcofago in miniatura
Questo oggetto è un reperto molto particolare: non faceva infatti parte del corredo funerario originale di Tutankhamon.
Fu lasciato nella tomba da Maya, Tesoriere del Faraone (presumibilmente lo stesso che ri-sigillò nell’antichità la tomba di Thutmosis IV), dopo il primo tentativo di saccheggio avvenuto poco tempo dopo la sepoltura del Faraone.
Le foto originali di Burton dell’oggetto, estratto dal suo sarcofago
Vi è riprodotto Tutankhamon che giace mummificato su un letto funerario con zampe leonine, protetto dalle ali spiegate di un uccello Ba che protegge la mummia con la sua ala sinistra e di un falco Sokar che fa lo stesso con la sua ala destra. Sulla testa il copricapo di lino Nemes; sulla fronte l’ureo (dorato); intorno al collo il collare Usekh, con spalline a testa di falco.
Al Museo del Cairo, nella foto di Sandro Vannini
Fu ritrovato mancante del flagello per il secondo saccheggio della tomba (Carter annotò che il lino che copriva l’oggetto era stato sollevato dai ladri per esaminarne il contenuto).
Carter chiese aiuto a Newberry per la corretta traduzione del testo sul letto funerario, allegata nelle immagini.
Il disegno originale di Carter, la traslitterazione e la traduzione inviata da Newberry
Un oggetto molto raffinato nella sua esecuzione, un gesto commovente di pietas da parte di chi aveva gestito la profanazione della tomba del Faraone.
Ora al Museo Egizio del Cairo, JE60720, Carter 331a
È una delle coppie più famose di bracciali di Psusennes I; di forma ad anello semplice, in oro e lapislazzuli, hanno un diametro esterno di 7,6 cm e sono formati da due “sezioni” disuguali, incastrate l’una nell’altra e chiuse da un fermo sempre in oro.
Il bracciale è cavo per ridurne il peso, ed ha una decorazione costituita da un fregio che orna la parte superiore ed inferiore a onde dorate su fondo blu probabilmente di ispirazione cretese. Il blu dei lapislazzuli evocherebbe qui le acque primordiali da cui si formano le onde d’oro, la carne degli dei.
Il dettaglio della lavorazione
Sulla parte centrale un’iscrizione intarsiata anch’essa in lapislazzuli invoca “Vita al Re dell’Alto e Basso Egitto, Signore delle Due Terre, Aakheperre Scelto da Amon, dotato di vita come Ra, eternamente. Vita al figlio di Ra, maestro delle apparizioni, Psusennes Amato da Amon, dotato di vita come Ra, eternamente”.
Le foto ufficiali di Montet, sulle quali si vedono bene le iscrizioni sul lato esterno
All’interno questi bracciali recano solo un simbolo per identificare il sinistro (“iabt”, oriente) dal destro (“wnmy”, occidente) seguendo l’abitudine egizia di orientarsi verso sud ed avere quindi l’est a sinistra e l’ovest a destra. Curiosamente, però, i due bracciali erano stati invertiti sulla mummia del Faraone.
La trascrizione del decoro e delle iscrizioni effettuata da Montet
La foto ufficiale del Museo Egizio
FONTI:
Pierre Montet, La nécropole royale de Tanis (Parigi, 1951):
Pierre Montet, Les constructions et le tombeau de Psousennes à Tanis (1951)
Tanis: tesori dei faraoni, Henri Stierlin e Christiane Ziegler , Seuil, 1987
Tesori d’Egitto – Le meraviglie del Museo Egizio del Cairo, Francesco Tiradritti
Carter 120 e 122. Legno dorato con inserti in pietre semipreziose e pasta di vetro. Dimensioni totali (Carro 120): 250x180x118 cm. Qui: Riproduzione del carro 120 in mostra a New York
I quattro carri dell’Anticamera, tra cui i due da parata, accatastati a sinistra dell’ingresso sulla parete est
Nella tomba di Tutankhamon sono stati ritrovati ben 6 carri; di questi, due erano riccamente decorati e probabilmente usati solo in occasione di celebrazioni o parate. Nell’Anticamera insieme a questi carri da parata (chiamati “Carri di Stato” o “da cerimonia” da Carter) ne sono stati trovati altri due, di struttura più pesante e costruzione e decorazioni più semplici. Altri due carri furono trovati infine nella Camera del Tesoro; leggermente più piccoli e leggeri, questi ultimi erano in condizioni pessime e con diversi pezzi mancanti.
Mace e Lucas al lavoro sul cassone del carro 120
Una ruota appena estratta dalla tomba viene trasportata al laboratorio di Callender
I pianali dei due carri da parata sono racchiusi da sottili assi di legno interamente ricoperti di gesso e oro e ulteriormente decorati con vetri intarsiati e avorio. I pianali dei due carri della Stanza del tesoro erano invece in parte di cuoio (marcito nel tempo) originariamente decorato con rivestimento in oro.
Tutankhamon in forma di sfinge antropocefala schiaccia i nemici dell’Egitto sul pannello laterale del carro 120
Il dio Bes riprodotto all’esterno del pianale del carro 120
Carter odiò i carri con tutto il cuore. I quattro nell’Anticamera erano accatastati uno sull’altro, gli assali segati per farli entrare nella tomba, con ulteriore scompiglio portato dai predoni nell’antichità e i finimenti in cuoio erano marciti. Estrarli, stabilizzarli e ricomporli fu un incubo. Solo il carro 122 era diviso in un centinaio di pezzi da riassemblare senza rovinare i decori…
Il meraviglioso pannello centrale del carro 120 nella foto originale di Burton
L’interno del pannello centrale del carro 120
Particolare dell’interno del pannello centrale del carro 120, con i tradizionali nemici dell’Egitto vinti e prigionieri
Prima della scoperta della tomba di Tutankhamon, solo altri due carri erano venuti alla luce (insieme al cassone di un carro di Tuthmosis IV praticamente distrutto): uno (ora esposto a Firenze) appartenuto a Kenamun, fratello di Amenhotep II, e l’altro trovato nella tomba di Tuya e Yuya da Davis, ma entrambi ben lontani dalla magnificenza dei carri di Tutankhamon.
Il carro 122, il secondo carro da parata, e la sua estrazione dalla tomba
La struttura ricorda quella dei carri Hittiti, senza sedile e con un cassone aperto dietro per permettere di salire e scendere in velocità, ma più leggera (portava al massimo due persone contro i tre del carro hittita) e raffinata, con un pianale in strisce di cuoio intrecciate (originariamente ricoperte con peli di animali o tessuto spesso di lino) che forniva un discreto molleggio e ruote a sei raggi leggere e robuste formate da 6 sezioni a V unite insieme ed al mozzo con strisce di pelle con battistrada in cuoio.
I particolari del carro 122 e del suo splendido decoro
Il falco solare appartenente al carro 122; la figura era fissata sulla stanga del carro. Legno stuccato e dorato, zampe in metallo, occhi in ossidiana
Nel particolare si vede come il disco solare abbia inscritto il prenomen di Tutankhamon (Nebkheperure, Signore del Divenire come Ra) con lo scarabeo alato (Kheper = trasformazione, divenire) sopra i tre trattini del plurale ed il simbolo Neb (il cesto di vimini = padrone, signore) e con il simbolo del disco solare di Ra tra le ali
Sappiamo dalle raffigurazioni dell’epoca che le redini erano lunghe abbastanza per legarle dietro la schiena dell’auriga, spesso il Faraone in persona. Caratteristica dei carri da parata anche un falco solare in oro fissato sulla stanga come emblema del sovrano.
I paraocchi dorati trovati insieme al carro 122, foto di Sandro Vannini (in alto) e foto originale di Burton (in basso)
L’interno del carro 122, decorato più semplicemente con disegni di piume, spirali ed occhi di bue
Secondo una delle tante ipotesi, la caduta da uno dei carri da caccia sarebbe stata la causa della morte del Faraone, ipotesi ancora da comprovare.
I carri da cerimonia sono interamente placcati in oro. Il cassone del carro più decorato, il 120, presenta una lavorazione a sbalzo con motivi a spirale; il pannello centrale mostra i cartigli del Faraone con ai lati due urei e le piante araldiche di Alto e Basso Egitto. Le aperture sulle fiancate sono decorate con motivi floreali in pietre semipreziose, vetro e ceramica. Sul giogo di uno di questi carri sono rappresentate le sagome di due prigionieri, uno asiatico ed uno nubiano. Il carro 122, invece, ha una decorazione in stile “rishi” (le piume dell’uccello Ba o le ali di Iside). Al carro 122 appartiene anche una decorazione in forma di falco solare tra i più belli di questo tipo.
Nei punti indicati sarebbe stato inserito il baldacchino con un meccanismo ad incastro
Ricostruzione del carro 122 con il baldacchino montato
Raffigurazione di un carro del Faraone con il baldacchino montato – Ramses II a Qadesh
Guardando questi due carri da parata possiamo visualizzare quanto riportato in una tavoletta di Amarna, riferita ad Akhenaton che stabilisce i confini della sua nuova capitale:
“Sua Maestà salì su un grande cocchio d’oro e d’argento, come Aton quando sale all’orizzonte e riempie la terra del suo amore”
Come confronto, uno dei carri da caccia di Tutankhamon esposto al museo militare del Cairo dove è rimasto fino al trasferimento al GEM di Giza. Secondo l’ipotesi dell’incidente, il Faraone sarebbe caduto e sarebbe stato travolto da un carro come questo, anche se è tutto da dimostrare
La ricostruzione moderna di una ruota da carro egizio, con evidenziata la struttura composita a “V” dei raggi. Joukowsky Institute for Archaeology & the Ancient World, Brown University, Richmond (Virginia)
L’imballo del carro 122 per il trasferimento al nuovo GEM a Giza
Fonti:
Museo Egizio del Cairo
Grand Egyptian Museum, Giza
Howard Carter, Tutankhamon, 1984
Henry James, Tutankhamon – Edizioni White Star
Nicholas Reeves, The Complete Tutankhamun, 1998
The Griffith Institute, Tutankhamun: Anatomy of an Excavation. The Howard Carter Archives
Kawai N et al. The ceremnial canopied chariot of Tutankhamun (JE61990 and JE60705): a tentative virtual reconstruction. CIPEG Journal 4 (2020)
Foto: Museo Egizio del Cairo, kairoinfo4u on flickr, Robert Harding, Sandro Vannini, JICA (Japan International Cooperation Agency), The Griffith Institute
Se ancora non credete alla “Maledizione di Tanis” che ha relegato i tesori scoperti da Pierre Montet in una sorta di limbo perpetuo, guardate questo oggetto.
E’ la copertura della mummia di Psusennes I, posta sopra il corpo del Faraone ed idealmente continuazione della maschera funeraria del re.
Lunga 1,25 m e larga 42 cm, è ricavata da un’unica lastra d’oro lavorata a sbalzo. Le mani del Faraone reggono il flagello ed il pastorale; al di sotto una divinità alata splendidamente incisa con la testa d’ariete e gli usuali simboli shen abbraccia il re defunto.
Particolare della copertura
Le iscrizioni verticali rivolgono un’invocazione a Nut, la cui parentela con Psusennes, identificato come Anubi e come i quattro figli di Horus, è ribadita dalle altre iscrizioni.
A livello dei piedi, Iside e Nephti sono rappresentate in lutto, con una mano sulla fronte.
Iside e Nephti in lutto nella trascrizione delle incisioni fatta da Montet. Ho rovesciato l’immagine per renderla più facilmente leggibile; essendo praticamente sul piede della copertura le due dee sono raffigurate capovolte rispetto al testo al centro della copertura stessa
Un altro piccolo capolavoro, praticamente sconosciuto e di cui è difficilissimo trovare foto.
FONTI:
Pierre Montet, Les constructions et le tombeau de Psousennes à Tanis (1951)
Volevo invece parlarvi in dettaglio di un’ipotesi – che molti di voi probabilmente conoscono – secondo cui la maschera di Tutankhamon sarebbe…di un altro.
Il principale sostenitore di questa tesi è l’archeologo Nicholas Reeves (lo stesso che ipotizza che dietro la parete nord della camera sepolcrale di Tutankhamon si nasconda la tomba di Nefertiti), ma è stata appoggiata anche da altri egittologi quali Joan Fletcher – e fermamente respinta da altri, come Zahi hawass.
Da dove parte questa intrigante ipotesi?
Innanzitutto sappiamo che la maschera, che pesa ben 11 chilogrammi d’oro, non è formata da un unico pezzo: La maschera infatti è formata da almeno otto parti diverse, unite da rivetti, in due leghe diverse d’oro, entrambe ad alta caratura (parliamo di > 23 carati per la “base” e 18-23 carati per le finiture), leggermente più fredda per viso e collo, più calda per il resto della maschera.
Il volto è sicuramente il suo, congruo con la prima e la terza bara nonché con le statue-guardiano all’ingresso della camera sepolcrale. Le iscrizioni sul retro della maschera (Capitolo 151 del Libro dei Morti) riportano invece tracce di manipolazione o correzione dei cartigli di Tutankhamon, che lasciano intravedere un secondo nome inciso sotto.
Una foto “traditrice”: la barba cerimoniale è già spezzata mentre la maschera è ancora sulla mummia di Tutankhamon – probabilmente rotta durante i primi tentativi di liberare la mummia dalla massa bituminosa versata nella terza bara
Lo stesso Burton ci testimonia il distacco della barba cerimoniale e dei collari in dischi d’oro e faience
I danni alla maschera sono evidenti soprattutto nella decorazione di pasta vitrea blu sul nemes, staccatasi in diversi punti (dovuta alla difficoltà di liberarla dalla massa bituminosa in cui era avvolta la terza bara), ma ci sono anche due fori nella parte anteriore destra praticati nell’antichità. L’ipotesi più accreditata è che siano stati fatti per legare il flagello in posizione al momento della cerimonia della “Apertura della Bocca” quando la mummia del Faraone defunto doveva essere posizionata in piedi (come raffigurato sulla parete nord della tomba).
I fori sul lato destro della maschera attraverso cui era stata passato un filo per tenere alto il flagello regale
Un terzo danno nella parte posteriore – apparentemente dovuto ad un urto o una caduta – ha fatto sospettare che qualche incidente sia avvenuto durante la cerimonia funebre (non sorprendentemente visto il peso dei singoli elementi e lo strettissimo spazio a disposizione).
Nel 2014, sostituendo una luce della teca in cui era esposta, la maschera è caduta staccando nuovamente la barba; sono stati necessari due interventi di restauro per ri-posizionarla.
Le analisi fotografiche recenti hanno portato alla conclusione che la maschera sia stata modellata martellandola a freddo e rivettando o saldando le singole parti, che risultano essere:
– Il pannello frontale
– Il pannello posteriore
– L’ureo e l’avvoltoio sulla fronte
– Il viso
– Le due orecchie
– La barba
– Il collare
Le diverse parti che compongo la maschera
L’interno della maschera con le parti separate saldate o rivettate
Secondo Reeves, anche se il viso separato era una caratteristica costruttiva confermato anche da altri ritrovamenti, il fatto che il contorno occhi/sopracciglia sia in lapislazzuli invece che pasta vitrea come il nemes e la lega leggermente diversa del volto suggerirebbero una possibile modifica del “destinatario” della maschera.
Un elemento critico parrebbero essere i due dischi d’oro originariamente posti sui fori dei lobi della maschera, così come sulla terza bara. Tutankhamon aveva i lobi forati, come mostrato nella famigerata testa che emerge dal fiore di loto; allora perché coprire i fori?
I due dischi che chiudevano i fori sui lobi delle orecchie della maschera funebre
Solo tre Faraoni sono rappresentati con gli orecchini: oltre a Tutankhamon, solo Amenhotep I e Ramses II – ma in tutti e tre i casi sono raffigurati fanciulli. Se ne dedurrebbe che per i maschi adulti non fosse conveniente mostrarsi con gli orecchini. Un’ipotesi prevede quindi che la terza bara e la maschera siano stati preparati quando Tutankhamon era ancora un ragazzino all’ascesa al trono, e successivamente i fori ai lobi delle orecchie siano stati coperti. L’ipotesi sarebbe però in contrasto con il fatto che entrambi siano modellati per un adulto.
Un’altra ipotesi considera invece che la maschera sia sitata preparata per una donna e che la parte del volto sia stata “estratta” e sostituita con le sembianze di Tutankhamon. A sostegno di questa ipotesi Reeves cita lo scarabeo in resina (Carter 256q) – che probabilmente sostituì lo scarabeo del cuore – la cui collana è in oro riutilizzato, e le fasce dorate che avvolgevano la mummia del Faraone. Entrambi hanno inciso sul loro lato inferiore il cartiglio di Ankhe(t)perure Neferneferuaton, lo sfuggente personaggio che sarebbe salito al trono dopo Akhenaton e Smenkhare, prima di Tutankhamon.
Lo scarabeo in resina probabilmente usurpato per Tutankhamon
Le fasce dorate le cui bande inferiori riportano i cartigli di Neferneferuaton
Marc Gabolde nel 1998 ha trovato una frase associata a Neferneferuaton, “Colei che è di beneficio per suo marito”, che secondo Reeves e Gabolde stesso identificherebbe questa figura regale come Nefertiti.
L’identificazione di altri oggetti nella tomba che non apparterrebbero al corredo originale di Tutankhamon sembrerebbe rafforzare questa ipotesi. I contenitori dei vasi canopici, di sembianza femminile, i piccoli sarcofagi all’interno che contenevano gli organi interni del Faraone, che non hanno le figure delle dee alate (simbolo faraonico) e i cui cartigli all’interno sembrerebbero mostrare al di sotto, sovraincisi, i cartigli Neferneferuaton. Il nome Neferneferuaton è inoltre compatibile con ciò che si intravede sotto i cartigli modificati sul retro della maschera.
Il cartiglio modificato visibile sulla parte laterale della maschera
Ricostruzione del cartiglio sovrainciso: Ankhe(t)perure Neferneferuaton
Le figure rappresentate sui contenitori in alabastro dei vasi canopi hanno sembianze decisamente femminili
Uno dei sarcofagi canopici contenete gli organi interni del Faraone: mancano le dee alate sui fianchi; secondo Reeves un indizio che furono preparati per un co-reggente
L’ipotesi di Reeves, quindi, è che la maschera funebre sia stata inizialmente cesellata per Nefertiti nel suo ruolo di co-reggente di Akhenaton, probabilmente con i suoi tipici orecchini a bottone, e che in un secondo tempo siano stati asportati il viso (rimodellato sulle fattezze di Tutankhamon) e le orecchie (i cui lobi forati sono stati coperti da un disco d’oro) prima di riapplicarli alla maschera stessa.
La ricostruzione di Reeves dell’ipotetica maschera originale unendo l’immagine del busto di Nefertiti a Berlino
Un’ipotesi intrigante, che probabilmente continuerà a dividere gli archeologi ancora per molto.
FONTI:
Nicholas Reeves, The Gold Mask Of Ankhkheperure Neferneferuaten. Journal of Ancient Egyptian Interconnections, 2015
Nicholas Reeves, Tutankhamun’s Mask Reconsidered. Bulletin Of The Egyptological Seminar, 2015
Nicholas Reeves, The Complete Tutankhamun, 1998
The Griffith Institute, Tutankhamun: Anatomy of an Excavation. The Howard Carter Archives
La mummia del Faraone fu probabilmente la parte più deludente della scoperta della tomba. Visto che alcune delle mummie trovate nella DB320 erano in ottime condizioni (soprattutto quelle di Sethi I e Ramses II) nonostante fossero state parecchio “sballottate” in tempi antichi e moderni, ci si aspettava di trovarsi di fronte ad una sorte di capolavoro dell’arte imbalsamatoria egizia.
Come tutti sappiamo, purtroppo così non fu. L’eccesso di unguenti e resine versate sulle spoglie del re avevano creato una sorta di “combustione” della parte organica, ma si è ipotizzato che anche altre cause abbiano contribuito al non perfetto stato di conservazione.
L’ESAME ORIGINALE
Forse la più strana sala autoptica della storia: nel corridoio esterno della tomba di Seti II il Prof. Derry effettua la prima incisione sul corpo mummificato di Tutankhamon. A sinistra Carter, chinato verso la mummia, e, più indietro, Mace. A destra, accovacciato, Saleh Bey Hamdi in rappresentanza del governo egiziano.
L’esame della mummia è stato effettuato dal Prof. Derry del Cairo, assistito dal dottor Saleh Bey Hamdi l’11 novembre del 1925, in una sala autoptica inusuale: il corridoio esterno della tomba di Sethi II. Si vide subito che le bende erano estremamente fragili e non sarebbe stato possibile svolgerle; Lucas suggerì quindi di impregnarle di paraffina e tagliarle in modo da non compromettere la disposizione originaria sia di bende che degli oggetti rituali frapposti ad esse. Dei tamponi di lino erano stati inseriti per mascherare le protuberanze causate dagli oggetti e per ricomporre la figura di un giovane tonico.
Un altro momento dell’esame autoptico.
In tutto ben 143 oggetti furono ritrovati tra le bende della mummia.
Nel complesso l’altezza della mummia risultò di 1,63 m, ma dalla lunghezza delle ossa degli arti è stato calcolato che Tutankhamon fosse alto 1,68 metri – un’altezza compatibile con quella delle due statue-guardiano all’ingresso della camera sepolcrale che lo raffigurano. L’età calcolata dalla ossificazione delle epifisi delle ossa lunghe risulta tra i 18 ed i 20 anni al momento della morte.
Gli arti del Faraone erano stati fasciati singolarmente prima di essere richiusi nella fasciatura esterna. Le braccia flesse sull’addome, e non incrociate sul petto, in posizione nettamente anomala per un Faraone egizio; l’avambraccio sinistro più in alto del destro ed entrambi ricoperti di braccialetti. Dita di mani e piedi erano avvolte in guaine d’oro su cui erano riprodotte le unghie e le prime falangi; i piedi calzati con sandali d’oro lavorati a sbalzo per imitare una suola di giunchi intrecciati.
La testa mozzata, con ancora indosso la cuffietta di lino ma senza fascia d’oro, 1925. Un chiaro “indizio” di come la salma sia stata smembrata e poi ricomposta.
Quando fu scoperto il volto, le narici erano chiuse da una sostanza resinosa, di cui uno strato era stato passato sugli occhi e sulle labbra della salma. Gli occhi non erano però stati trattati in modo particolare e mantenevano ancora le lunghe ciglia del Faraone. Il naso leggermente schiacciato dalle bende; le orecchie piccole, con i lobi forati (non piccoli i fori, 7.5 mm di diametro).
Una cicatrice sulla guancia sinistra, in corrispondenza con uno strato più sottile del metallo della maschera nello stesso punto ed alla puntura di insetto di Lord Carnarvon, è stata ovviamente sottolineata dagli amanti della maledizione del Faraone, tra cui Lady Carnarvon…
La radiografia della maschera con evidenziato il punto più sottile sulla guancia sinistra, dove si era ferito anche Lord Carnarvon, corrispondente ad una cicatrice sulla guancia del Faraone
Derry annotò una netta prominenza della parte occipitale del cranio, attribuendo una stretta parentela con lo scheletro ritrovato nella tomba KV55, all’epoca identificato come Akhenaton. La cavità del cranio era vuota, a parte un residuo di sostanza resinosa secondo la pratica di mummificazione dell’epoca.
I denti del giudizio erano appena spuntati, confermando la giovane età del faraone al momento della morte.
L’incisione addominale per rimuovere i visceri era quasi orizzontale, sul lato sinistro del corpo, quindi un’altra anomalia rispetto ad altre mummie della XVIII Dinastia, in cui il taglio è molto più verticale. La piastra d’oro posta di solito a chiusura dell’incisione era assente (forse spostatasi?). Non era presente nel petto né il cuore originale né un amuleto del cuore sostitutivo, ennesima anomalia.
La differenza tra le incisioni praticate per estrarre gli organi interni tipiche della XVIII Dinastia (a sinistra ed al centro) e quella praticata sul corpo di Tutankhamon (a destra). Da “Tutankhamen il Faraone dimenticato” di Philipp Vanderberg.
Il regale membro era trattenuto in posizione eretta dalle fasciature della zona genitale, unico caso conosciuto finora.
Carter fu pesantemente criticato per la scelta di eseguire un esame completo della mummia da chi riteneva più giusto lasciare indisturbato il corpo del Faraone. Ma, come abbiamo visto, la pessima esperienza di quanto successo con Amenhotep II, la cui salma è stata dilaniata a caccia di oggetti preziosi poco tempo dopo essere stato nuovamente inumato nella sua tomba, aveva tolto ogni dubbio agli scopritori su cosa fare.
Alcuni dei disegni con cui Carter annotò la posizione di ogni singolo oggetto ritrovato tra le bende del Faraone
Ma l’estrazione della salma dall’ultima bara e dalla maschera funebre non fu senza danni: la testa fu spiccata dal corpo, come pure tutti gli arti lunghi. Altri danni furono inferti, misteriosamente anni dopo.
Un’altra foto “traditrice”: la mano sinistra mozzata, fotografata per mettere in evidenza le guaine d’oro poste sopra le dita e gli anelli con i cartigli di Tutankhamon
Tutankhamon al momento della re-inumazione, 1926
L’ESAME DEL 1968
Una seconda autopsia fu effettuata nel 1968 dal Prof. Harrison di Liverpool (ricordate? Quello che aveva determinato l’età dell’occupante della KV55 in 20-22 anni, togliendo credito all’identificazione come Akhenaton) e per la prima volta il corpo di Tutankhamon fu radiografato.
Qualcosa era però successo nei 40 anni intercorsi.
Le condizioni della mummia nel 1968, tratte da un filmato dell’epoca. Il torace appare completamente squarciato, le braccia non più nella posizione corretta, la testa voltata di lato
La mummia fu riesumata pesantemente danneggiata. La cassa toracica sfondata, mancavano lo sterno, diverse costole, le clavicole; le palpebre asportate, il pene disperso (ritrovato anni dopo). Le braccia erano in posizione distesa lungo i fianchi e non più incrociate sull’addome. Era stata rubata la calottina che copriva il cranio. Nessuno sa cosa sia successo, né è facile fare delle ipotesi. Il corpo era stato fotografato ricomposto al momento della nuova tumulazione nel sarcofago, ed era apparentemente integro.
Nel dettaglio le differenze tra la foto del 1925 e lo stato attuale. Manca la cuffia in lino, le palpebre risultano asportate/distrutte, sono sparite le clavicole, il collare che si pensa coprisse lo squarcio sul petto (ma le costole sono ben presenti nella prima foto), le braccia hanno cambiato posizione
Da notare che Harrison non menzionò affatto queste anomalie nella sua pubblicazione; il suo scopo era soprattutto l’analisi del cranio e della colonna vertebrale.
Comunque, l’esame radiografico non mostrò traccia di incidenti mortali. L’analisi delle vertebre le mostrò normali, nessuna traccia di tubercolosi. Un frammento d’osso fu visto all’interno della scatola cranica, inizialmente individuato come un frammento staccatosi dalla cavità nasale durante il processo di mummificazione, ma poi oggetto di illazioni su una presunta ferita da mazza o da freccia.
La radiografia del cranio del 1968. I due diversi strati di resina visibili sotto la calotta cranica, in alto, ed a destra nella zona occipitale sono indicati dalle frecce nere. Vicino a quest’ultima, il frammento d’osso che ha generato le ipotesi di assassinio del re (freccia dritta bianca). La freccia curva bianca indica il possibile secondo percorso di estrazione del cervello attraverso il forame magno
Ma – altra anomalia – la sostanza resinosa si era solidificata nel cranio in DUE posizioni differenti, una prima mentre il corpo era disteso ed una seconda con la testa rivolta verso il basso, in posizione capovolta. Probabilmente una seconda operazione di asportazione del cervello è stata effettuata dal forame magno posteriore, non si capisce perché in posizione capovolta.
Nel 1978 una seconda riesumazione fu effettuata dall’ortodontista James Harry per ottenere delle immagini migliori della dentizione del faraone, cosa che era stata impossibile nel 1968. A causa di tensioni politiche, era stato impossibile portare il corpo di Tutankhamon fuori dalla tomba, quindi le radiografie erano state fatte con un apparecchio portatile.
Nel 1978 venne effettuata una radiografia molto più definita e precisa rispetto a quella del 1968. Il frammento d’osso è molto più visibile, come anche la sedimentazione della resina usata
LA TAC DEL 2005
5 gennaio 2005: Zahi Hawass presiede l’apertura della prima bara per prelevare il corpo del Faraone e sottoporlo ad una TAC
Una TAC è stata effettuata nel 2005, voluta da Zahi Hawass per controllare l’ipotesi di un assassinio del Faraone.
Viene estratta nuovamente la cassa in legno riempita di sabbia in cui era stato inumato il Faraone nel 1926
L’esito riportato fu che:
“L’intera squadra concorda sul fatto che NON ci sono prove di un omicidio presenti nel cranio di Tutankhamon. Non c’è NESSUNA zona sul retro del cranio che indichi un colpo parzialmente guarito. Ci sono due frammenti ossei all’interno del cranio. Questi non possono essere stati causati da una ferita prima della morte, poiché sarebbero rimasti intrappolati nel materiale per l’imbalsamazione. Il team scientifico ha abbinato questi pezzi alla vertebra cervicale fratturata e al forame magno, e ritiene che questi siano stati rotti durante il processo di imbalsamazione o dal team di Carter”.
L’esame rivelò però una frattura del femore sinistro, quasi all’altezza del ginocchio (la cui rotula era allentata e fu staccata durante la prima autopsia), una frattura presumibilmente perimortem (ma questo fatto è stato contestato) – di per sé non mortale, ma la cui infezione avrebbe potuto essere fatale. Altri studiosi credono però che la frattura sia stata causata dal team di Carter (nessuna evidenza di ematoma alla TAC); la questione è aperta.
Indicata dalla freccia a sinistra la frattura del femore che si ipotizza sia dovuta ad un incidente con il carro
LE DIVERSE IPOTESI
Il corpo del Faraone preparato per la TAC del 2005
Nel corso del tempo sono state azzardate diverse affermazioni su Tutankhamon (in parte derivate dall’iconografia di Akhenaton), senza un reale fondamento. Vediamone alcune:
Forbes (1998): era debole a causa degli incroci fra consanguinei. PERÒ: la madre putativa Kiya non era consanguinea di Akhenaton
Weller (1972): soffriva di ginecomastia ed infertilità. PERÒ: i due feti trovati nella tomba indicherebbero che Tutankhamon fosse fertile
Smith (1923): soffriva della sindrome di Froelich (come suggerito per Akhenaton al tempo). PERÒ: entrambi erano fertili.
Burridge (2000): soffriva della sindrome di Marfan (deficit di tessuto connettivo con danni diffusi a scheletro, occhi, cuore ed altri organi). PERÒ: nessuna prova trovata nell’analisi genetica di Hawass del 2010
Creizel (1980): era celiaco (?). PERÒ: nessuna prova tangibile
Walsche (1973): definisce una “sindrome di Tutankhamon” (sviluppo seno, prominenza addominale, piede piatto). PERÒ: ipotesi derivata dalla raffigurazione in alcune statue, nessuna evidenza sul corpo
Boyer (2003): soffriva della Sindrome di Klippel-Feil (fusione delle prime due vertebre cervicali e ridotta possibilità di movimento). PERÒ: nessuna evidenza nella TAC del 2005
Doherty (2002) e Hawass (2010): soffriva di sindromi malformative del piede destro e piede sinistro equino, testimoniato anche dai 120 bastoni trovati nella tomba. PERÒ: nessuna evidenza nell’esame del 1925, contestazioni di esperti sul piede equino, presenza di bastoni cerimoniali in diverse altre tombe.
Doherty (2002): la testa rasata del Faraone suggerisce che i medici cercassero una lesione cerebrale o l’origine di una patologia. PERO’: era pratica comune per i nobili radersi ed usare parrucche per ragioni igieniche.
Sempre Doherty (2002): Tutankhamon soffriva di *pectus carinatum* o “petto del piccione” (protrusione sterno e costole). PERO’: nessuna evidenza nei ritratti del re; sterno e costole sono andate perse e nessuna possibilità di verifica
Ashrafian (2012): era epilettico. PERÒ: nessuna prova tangibile
El-Mahdy (1999) e Doherty (2002): aveva un tumore cerebrale (meningioma). PERÒ: nessuna evidenza dall’esame del cranio e dalla TAC
Le prime immagini della TAC
Sempre Zahi Hawass ha pubblicato nel 2010 un contestatissimo lavoro (Ancestry and pathology in King Tutankhamun’s Family. Journal of the American Medical Association 303, 638–647 (2010) in cui ipotizzava la malaria come causa principale di morte di Tutankhamon sulla base del ritrovamento di frammenti del DNA del Plasmodium falciparum nel corpo del Faraone. In realtà la malaria era endemica nell’Antico Egitto, e la malaria nelle zone endemiche può avere esiti fatali nei bambini piccoli e nelle donne incinte, non negli adulti. È altamente improbabile che il giovane regnante sia morto per questo. Curiosità: il gruppo sanguigno del Faraone era A+, lo stesso dello scheletro della KV55 (Akhenaton/Smenkhare).
L’immagine generale della TAC del 2005Visibilissime le differenze posturali tra la foto della re-inumazione del 1926 e la TAC del 2005
Le lesioni metatarsali al piede sinistro di Tutankhamon e l’accorciamento del secondo dito dello stesso piede sarebbero invece sintomi di anemia falciforme, una patologia dimostrata già nell’Egitto predinastico. Anche il prognatismo mascellare (overbite) mostrato nella scansione del 2005 sarebbe compatibile con una diagnosi di anemia falciforme (Timman e Meyer, 2010).
La testa, oggi
La frattura al femore ha alimentato l’ipotesi di una ferita per una caduta dal carro, presumibilmente durante una battuta di caccia. La ferita infetta avrebbe ucciso il Faraone. Da notare però che secondo alcuni studiosi la frattura risalirebbe alle “manovre” di carter per liberare il corpo del Faraone
Le costole sono un altro mistero: secondo Benson, il taglio sui monconi rimasti sono troppo netti per essere stati fatti su un osso di 3000 anni fa (si sarebbero sbriciolati); secondo lui sono stati effettuati dall’imbalsamatore che si era trovato davanti un corpo dilaniato, con uno squarcio sul petto con perdita del cuore e dello sterno. Uno scenario molto cruento, coperto sulla mummia da un collare di perline posto direttamente sulla pelle della salma e che avrebbe coperto lo squarcio.
In definitiva le principali ipotesi finora formulate comprendono:
1) Un assassinio da parte di una congiura di palazzo.
Elementi a favore: morte improvvisa di un giovane apparentemente ben nutrito anche se gracile; periodo storico molto critico; mancanza di un erede diretto. Candidati colpevoli: Ay o Horemheb
Elementi contro: non ci sono tracce di ferite intenzionali inferte; il frammento di osso nel cranio sembra conseguente alla procedura di mummificazione
2) La malaria
Elementi a favore: tracce di DNA del Plasmodio della malaria sono stati ritrovati nella salma di Tutankhamon
Elementi contro: in un’area dove la malaria era endemica è estremamente improbabile che un giovane adulto ben nutrito e ben curato possa soccombere alla malattia
3) Un incidente con il carro
Elementi a favore: le fratture del femore e (forse) delle costole sarebbero compatibili con un incidente con il carro da caccia o da guerra, oppure dal calcio di un cavallo. Le anomalie dell’imbalsamazione potrebbero essere dovute ad una procedura approssimativa “sul campo”. Nel Talmud si fa (forse) riferimento ad una caduta di un Faraone dal carro.
Elementi contro: secondo diversi esperti, le fratture sono post-mortem, probabilmente risalenti al 1925 nel caso del femore e al periodo tra il 1925 ed il 1968 per le costole. Improbabile che il re fosse così inesperto da subire il calcio di un cavallo.
4) Una malattia ereditaria (epilessia; anemia falciforme)
Elementi a favore: alto grado di consanguineità nella XVIII Dinastia, elementi scheletrici compatibili
Elementi contro: la presunta madre di Tutankhamon, Kiya, non era parente del presunto padre, Akhenaton; mancanza di prove dirette
5) Ucciso da un ippopotamo
Elementi a favore: lo squarcio nel torace; assenza del cuore; assenza dello scarabeo del cuore (Harer, 2006). Curiosamente, la stessa morte descritta da Manetone per Menes, il primo Faraone
Elementi contro: nessuna certezza che lo squarcio sia avvenuto ante mortem; mancata descrizione dello squarcio nell’autopsia di Derry. La guardia personale del Faraone lo avrebbe protetto (precedente caso di Tuthmosis III con un elefante)
6) Avvelenato
Elementi a favore: nessuno, o meglio, la mancanza di altri indizi evidenti della causa di morte di un giovane nobile
Elementi contro: nessuna prova
Fino all’emergere di nuove evidenze, la causa della morte di Tutankhamon rimarrà un mistero
Tutankhamon, ad oggi, riposa così. A causa dello spostamento della prima bara al GEM per il restauro non è più nella camera sepolcrale ma nell’Anticamera. Privato dei sacrari, del sarcofago, delle bare e della maschera, spogliato di ogni amuleto protettivo. Dilaniato, spezzato, tagliato letteralmente in due e pietosamente ricomposto. Forse non esisteva un altro modo, ma di tutto ciò che era presente nella sua tomba, forse quello che ha ricevuto meno cure e meno attenzioni è stato proprio lui.
FONTI:
Howard Carter, Tutankhamon. Mondadori 1984
Thomas Hoving, Tutankhamon. Mondadori 1995
Henry James, Tutankhamon – Edizioni White Star
Nicholas Reeves, The Complete Tutankhamun, 1998
The Griffith Institute, Tutankhamun: Anatomy of an Excavation. The Howard Carter Archives
Forbes D. et al. Tutankhamen’s Missing Ribs. KMT San Francisco, 2007
Boyer R et al. The Skull and Cervical Spine Radiographs of Tutankhamen: A Critical Appraisal. American Journal of Neuroradiology Jun 2003, 24 (6) 1142-1147
Harer, W. Benson. “New Evidence for King Tutankhamen’s Death: His Bizarre Embalming.” The Journal of Egyptian Archaeology 97 (2011): 228–33.
Rühli, F.J., Ikram, S., Purported medical diagnoses of Pharaoh Tutankhamun, J. Comp. Hum. Biol. (2013),