Mai cosa simile fu fatta, Predinastico

IL COLTELLO DI GEBEL ARAK

Di Grazia Musso

Quest’opera predinastica è uno dei capolavori degli inizi dell’arte egizia.

Il manico d’avorio di ippopotamo presenta già alcune peculiari dell’arte egizia successiva.

Su un lato la successione degli eventi si svolge su due registri successivi, e mostra la lotta fra due gruppi di uomini; nei registri in basso i vedono i cadaveri fra le loro navi.

Sull’altro lato un personaggio barbuto in abiti mesopotamici, probabilmente ispirato da raffigurazioni su sigilli, riflette il tema del genio o dell’eroe, che doma le fiere.

Al di sotto di vedono cani domestici, leoni e stambecchi.

Naqada II (3800-3200)

Avorio

Altezza 25,5 cm.

Parigi, Museo del Louvre E 11517

Fonte:

Antico Egitto di Maurizio Damiano -Electa

Mai cosa simile fu fatta, Predinastico

TAVOLOZZA A FORMA DI PESCE

Di Grazia Musso

Epoca predinastica

Ardesia

Altezza 4,8 cm.

Lunghezza 14,4 cm

Acquisto di E. Schiapparelli S. 613

Museo Egizio di Torino

Il pesce, di cui la tavolozza riproduce la sagoma, presenta alcuni elementi che contribuiscono a definire la natura dell’animale. Particolare attenzione è stata rivolta alla resa delle pinne dorsali e di quella caudale, le cui singole parti sono indicate per mezzo di sottili incisioni nella pietra.

Alla cultura di Naquada (I e II) risalgono le tavolozze in ardesia usate per macinare i pigmenti di origine minerale (malachite e galena) con cui si produceva il belletto per truccare gli occhi.

Si tratta di sottili lastre di pietra scura il cui contorno riproduce, in linee semplici ed essenziali, l’aspetto di diversi animali tipici della Valle del Nilo, quali pesci, uccelli e tartarughe.

Le finalità di queste tavolozze è desunta dalla presenza, su alcuni esemplari, di tracce di pigmento colorato con cui sia gli uomini che le donne usavano contornare gli occhi per proteggerli dalla forte luce solare, dalla sabbia e dagli insetti..

Dopo essere state usate in vita, le tavolozze entravano a fare parte del corredo funerario del loro proprietario, chiuse all’interno di tombe che le hanno conservate intatte per millenni sino alla loro scoperta.

È tuttavia probabile che a partire dal tardo periodo Predinastico almeno gli esemplari più elaborati avessero perso il loro significato pratico e originario e fossero invece destinati ai templi, dove venivano deposti come ex-voto dai fedeli.

Comunque, indipendentemente dalla loro destinazione d’uso, questi antichi oggetti con le loro forme stilizzate sono una chiara dimostrazione della grande capacità di astrattismo elaborata dagli artigiani di quell’epoca, autori di oggetti di uso quotidiano realizzati come opere d’arte.

Fonte:

I grandi musei: il Museo Egizio di Torino – Electa

Mai cosa simile fu fatta

STATUETTA DI UOMO BARBUTO

Di Grazia Musso

Epoca predinastica, Naquada I, amarziano

Scisto

Altezza cm 31,5

Larghezza cm 7

Profondità cm 5

Gebelein

Lione, Museum d’Histoire Naturelle, 90000172

Gli oggetti risalenti alla cosiddetta epoca Naquada sono di grande qualità.

Alcune tecniche, come il taglio di alcune pietre dure, avevano già raggiunto un livello di perfezione e non furono mai abbandonate

Tra le produzioni artistiche del periodo, si distinguono due tipologie principali di statuette.

Accanto alle figure femminili spesso realizzate in terracotta, ritroviamo alcune effigi di uomini barbuti dalle linee semplificate e intagliate in vari tipi di pietra.

Il “barbuto” di Lione, ritrovato a Gebelein, a sud di Luxor, è un pezzo notevole: il viso forma una losanga nella quale sono rappresentati solo gli occhi.

Due incisioni disposte a spina di pesce segnalano la crescita della barba, o forse la bocca o il mento.

La testa è ricoperta da un copricapo che termina in forma di bulbo

Alcuni egittologi, probabilmente a ragione, vedono nel copricapo il prototipo della corona bianca che in seguito sarebbe divenuta l’attributo definitivo del sovrano dell’Alto Egitto.

Il corpo di questo uomo barbuto è delineato in maniera sommaria; ciò nonostante, il trattamento delle spalle potrebbe suggerire la presenza di una cappa drappeggiata oggi scomparsa.

Si trattava forse già del mantello che i sovrani dell’epoca storica indossavano in occasione del loro giubileo, lo Heb-Sed?

Fonti

I Faraoni a cura di Cristiane Xiegler – Bompiani

Bibliografia, Bovor, p. 87 I.F.