I Testi dei Sarcofagi personificano gli attributi creativi della divinità solare come figure divine: Sia (la percezione, la conoscenza: vedi anche https://laciviltaegizia.org/2022/06/07/heka/), Hu (il discorso, l’enunciazione autorevole) ed Heka (la magia, o energia creativa); combinati, questi tre esseri fungono da catalizzatori che coadiuvano il dio del sole (sia esso Atum o Ra) a creare la realtà e la Ma’at o ordine divino.
Una tradizione tarda afferma che Sia e Hu nacquero dal sangue caduto dal pene ferito di Ra sul tumulo primordiale e per questa ragione possono essere considerati figli del dio. In tal senso i due dei erano considerati compagni costanti della divinità solare. Nei Testi delle Piramidi a Sia, “Colui che sta alla destra di Ra”, è affidata la sapienza e la responsabilità di portare il libro del dio. Di lui si diceva anche che risiedesse “nell’occhio di Ra”, in modo tale che il dio del sole potesse osservare e giudicare tutto ciò che accadeva nella dimensione terrena. Nei Testi dei Sarcofagi, Hu è chiamato “Colui che parla nell’oscurità”; si tratta con ogni probabilità dell’oscurità primordiale che precedeva la creazione della luce.
Un testo del Medio Regno, probabilmente riferendosi al turbolento passaggio dall’Antico Regno al Primo Periodo Intermedio, si chiede come il creatore possa aver permesso alla terra d’Egitto di piombare nel caos, pur avendo sempre con sé Sia, Hu e Ma’at (l’ordine divino, l’armonia).
Nei testi funerari del Nuovo Regno, Sia e Hu sono spesso raffigurati in piedi sulla barca solare di Ra. Sia agisce in qualità di portavoce di Ra nel corso del viaggio notturno del sole: egli impartisce l’ordine di aprire di volta in volta i dodici varchi del mondo sotterraneo.
Iconografia:
Figura A: Ra nella sua forma dalla testa di ariete mentre naviga nel Duat (le ore notturne e del mondo infero), accompagnato sulla sua barca da Sia (sulla sinistra, a prua) e da Heka (sulla destra, dietro Ra).
Raffigurazione dalla tomba di Ramses I (KV16), Valle dei Re. Diciannovesima Dinastia.
Figura B: La Barca Solare durante il suo viaggio notturno. Da destra a sinistra: Iside, Thot, Ra nella sua forma di Khepri (lo scarabeo), Hu (riconoscibile dal caratteristico geroglifico sul suo capo che rappresenta una zanna d’elefante, valore fonetico “hw”) e il defunto che governa l’imbarcazione. Raffigurazione dalla tomba di Anhurkhawi, Periodo Ramesside.
Riferimenti:
G.Pinch, Handbook of Egyptian Mythology. ABC-CLIO. 2002
Joyce Tyldesley, Myths & Legends of Ancient Egypt. Penguin Books – 2011
Paul Dickson, Dictionary of Middle Egyptian in Gardiner Classification Order. December 2006
Abbiamo visto come il medico potesse debellare con la magia un demone maligno e placare l’ira divina con i corretti rituali, e come la magia fosse anche preventiva, per allontanare eventuali pericoli dalla vita di tutti i giorni.
La “forza” a cui si faceva riferimento era la “heka”, che abbiamo già incrociato su queste pagine (per quanto riguarda Heka come divinità, si veda l’articolo dedicatogli: https://laciviltaegizia.org/2022/06/07/heka/).
Heka è la forza soprannaturale che pervade l’universo consentendo alle divinità del pantheon egizio e all’umanità di agire. La heka era uno dei doni del dio creatore all’umanità; incarnata nella figura della divinità con lo stesso nome, la heka permeava quindi la vita, paragonabile forse alle “moderne” leggi della Natura. Non poteva perciò essere utilizzata per scopi contrari alla Natura stessa (non esisteva una magia nera nell’Antico Egitto) ma si poteva invece “indirizzare” verso percorsi più favorevoli per il malato. Inoltre, proprio per queste caratteristiche la heka non era sovrannaturale come viene considerata oggi.
Statua di Merikare, Faraone della X Dinastia.
Negli “Insegnamenti per Merikare” viene citato che “(il creatore) creò la heka per permettere agli uomini di combattere (letteralmente: essere armi contro) gli eventi”
Ricordiamoci inoltre che la connotazione negativa della parola “magia” (in copto: hik, direttamente derivato da “heka”) avvenne in contrapposizione alla religione (la cui definizione non esisteva nel linguaggio egizio) soltanto con l’avvento del cristianesimo, mentre nell’Antico Egitto era perfettamente naturale farvi ricorso. Inoltre, se vogliamo la “heka” era un primo tentativo di formulare principii attraverso i quali le forze della Natura possono essere comprese e manipolate.
Sarcofago di Paduamen, XXI Dinastia. Heka in forma d divinità dietro il trono di Osiride con due serpenti e due bastoni/serpenti nelle mani
Sarebbe sbagliato liquidare la magia come processo irrilevante per la guarigione. La suggestione e l’aspettativa del paziente hanno un valore curativo tangibile, soprattutto nel sollievo dal dolore – quello che ora chiamiamo “effetto placebo”.
La suggestione della magia, degli incantesimi, dei miti e delle divinità indubbiamente aumentava l’efficacia del placebo, ma forse per alcuni aspetti non si trattava solo di questo. Ad esempio, la quantica di alcaloidi presenti in certe piante varia a seconda del momento in cui vengono raccolte, per cui un “incantesimo” che prescrivesse di raccoglierle solo al mattino o alla sera aveva un valore empirico.
In particolare, la heka aveva un ruolo nel tentare di allontanare il “whdw”, ossia il dolore come incarnazione fisica della causa della malattia.
Il bizzarro contenuto della “scatola del mago” rinvenuta nella “Tomba del Ramesseum” o “Tomba 5”, risalente al medio Regno, nel disegno di James Quibell con diverse bacchette apotropaiche in zanna di ippopotamo, con decorazioni incise che intendevano pervadere la bacchetta con il potere della “heka”
Era legata alla magia anche la pratica di utilizzare una determinata pianta in funzione della sua somiglianza con l’organo da curare, oppure delle preparazioni di origine animale per le caratteristiche dell’animale stesso, come le gazzelle per l’agilità. Abbiamo anche accennato alla pratica di scrivere incantesimi su un supporto come il papiro (e successivamente la carta) da aggiungere sminuzzato al preparato medicamentoso, che è sopravvissuta fino ai nostri giorni
Alcune “figure” erano deputate all’utilizzo della magia nel processo di guarigione. I cosiddetti “sacerdoti-lettori” (khery-hebet) erano preposti alla lettura degli incantesimi, mentre i “guaritori” (sau) utilizzavano gli amuleti (“sa”).
La famosissima statua di Ka’aper (V Dinastia), spesso riproposta anche su questo Gruppo. Ka’aper fu un sacerdote-lettore (khery-hebet), addetto agli incantesimi. Probabilmente ne applicò uno anche alla statua che lo raffigura, per renderla così viva
Solo nel Medio Regno compaiono gli “hekay”, correlato come si evince dal nome alla “heka” ma il cui ruolo nella medicina rimane oscuro. Il loro ruolo si perse completamente nel Nuovo Regno.
I sacerdoti della dea Serqet (o Selqet), il cui simbolo era uno scorpione, erano invece responsabili della prevenzione e della cura degli attacchi da parte di serpenti e scorpioni. I testi medici pervenutici, in particolare il Papiro Brooklyn, contengono istruzioni molto pragmatiche sul trattamento di questi morsi e punture, ma sempre e comunque sotto gli auspici della dea (“Raccolta di rimedi per scacciare il veleno di tutti i serpenti, tutti gli scorpioni, tutte le tarantole nelle mani dei sacerdoti di Serqet e per scacciare tutti i serpenti e per sigillare le loro bocche”).
La rappresentazione più famosa al mondo della dea Selqet (o Serqet), meravigliosamente a guardia dei vasi canopi di Tutankhamon
Heka (a destra) segue Khnum che sta offrendo la vita al Faraone (Tempio di Esna)
Heka è la divinità che incarna il concetto di potere magico ed energia. Nei Testi dei Sarcofagi Heka è descritto come generato all’inizio del tempo dal dio creatore Atum allo scopo di fornire una forza soprannaturale che pervada l’universo consentendo alle divinità e all’umanità di agire.
Questa forza viene indicata come il nome della divinità, “heka” e si può identificare con il concetto moderno di “magia”, ma non si limitava a rituali attivi; era un potere che permeava la vita.
Heka (divinità): la parola ḥeka, quando scritta in geroglifici, è composta dal geroglifico monoconsonantico, ḥ (una corda attorcigliata, Gardiner V28) e dal geroglifico biconsonantico k ꜣ (ka, Gardiner D28), due braccia parallele rivolte verso l’alto, segno usato anche per esprimere l’antico concetto egizio della forza vitale chiamata appunto “ka”
“Heka” come “magia” si scrive con gli stessi simboli della divinità, ma il determinativo “divinità” è sostituito dal rotolo di papiro (“parola”, “concetto”) e comprende i tre trattini della pluralità.
Heka (concetto) con il simbolo del rotolo di papiro (Gardiner Y1) ed i tre trattini, simbolo di pluralità
Ogni cosa è quindi fatta, o permeata, di “heka”. Jan Assman la definisce
“potere coercitivo onnipervadente, paragonabile alle leggi della natura nella sua coercizione e in tutta la sua pervasività, mediante il quale in principio fu fatto il mondo, mediante il quale è quotidianamente mantenuto e mediante il quale l’umanità è governata”.
Da notare che per la ciclicità del tempo egizio, Heka non “ha dato vita agli dei” ma Heka “dà vita agli dei” (Incantesimo 641 del Libro dei Sarcofagi); il suo ruolo non è quindi legato ad un momento singolo ma si ripete quotidianamente.
Per questa duplice accezione (concetto/divinità) Heka è spesso messo in relazione a Ma’at (“ordine”).
Heka con i due bastoni a forma di serpente. Il suo emblema (phty) significa “Forza” o “Potere”)
Heka non è il solo fattore presente nella creazione. Il potere creatore nella mitologia egizia si personifica infatti in diverse divinità.
**Sia **è il potere della percezione, che consente al Creatore di visualizzare tutte le forme
**Hu **è il potere dell’autorità della parola, che consente al Creatore di dare vita alle forme nominandole (nella cosmogonia di Neith, anche la dea crea il mondo con sette parole magiche)
Nel Testi dei Sarcofagi (Incantesimo 335) entrambe queste divinità sono al fianco del padre Atum ogni giorno.
Sia è alla destra di Ra, personifica la saggezza e porta in mano il Libro di Ra. A volte viene indicato come vivente “dentro” l’occhio di Ra permettendo al dio solare di vedere e capire tutto. Nei testi del Nuovo Regno, Sia è colui che pronuncia le formule per aprire le Dodici Porte.
Hu è invece chiamato “colui che parla nell’oscurità” intendendo il buio primordiale prima della creazione della luce.
Nel Nuovo Regno, dove Ptah viene venerato come mente creatrice, Sia e Hu diventano rispettivamente il cuore e la lingua di Ptah, essendo ritenuto il cuore la sede del pensiero umano. Così “attraverso quello che il cuore pensa e la lingua comanda, tutto fu creato”
Heka (all’estrema sinistra) dietro a Osiride e Ma’at. Papiro funerario della sacerdotessa Nesitanebetisheru, 950 BCE circa
Heka è quindi il potere attraverso il quale i pensieri ed i comandi del Creatore diventano realtà (“l’espressione della creatività divina attraverso il pensiero e la parola”). In parte era possibile utilizzare questo potere (o cercare di farlo) nella vita quotidiana. Il medico, ad esempio, rivestiva il ruolo di Thot che invoca protezione “heka” nei confronti del paziente, quest’ultimo nel ruolo di una divinità sofferente come Horus ferito da Seth. In una stele della V Dinastia i medici sono definiti sia come *swnw *(dottori) che come hm-ntr-hk (“profeti di Heka”). Ma la “heka” era anche distruttiva: nel Papiro Ebers si fa menzione della necessità di far uscire la “heka” dal corpo del malato per permettergli di guarire.
Heka è una delle divinità più antiche; il suo nome è già presente nel tempio funerario di Sahure (V Dinastia) ma sarà venerato fino all’epoca tolemaica e copta.
Sarcofago di Paduamen, XXI Dinastia. Heka dietro il trono di Osiride con due serpenti e due bastoni/serpenti nelle mani
A volte è rappresentato dietro il trono di Osiride nei papiri funerari, con in mano uno o più serpenti – di solito due (uno dei miti antichi narra che Heka sia stato attaccato e morso da due serpenti nel deserto, ma con il suo potere ne sia guarito) oppure scettri/bastoni a testa di serpente. Si è ipotizzato una derivazione del bastone di Esculapio da questa simbologia, ma è un argomento molto controverso. I bastoni a forma di serpente sono invece caratteristici della dea Weret-Hekau “Padrona della Magia”, di solito raffigurata come un cobra anche nelle insegne reali.
Bastone magico a forma di cobra, XVII Dinastia
Il suo nome potrebbe derivare da “Padrone dei Ka” intendendo la forza vitale di ciascun uomo dalla nascita.
Nei Testi dei Sarcofagi (Incantesimo 261) Heka si dichiara al fianco di Atum dall’inizio del tempo “prima della dualità”. Nell’Incantesimo 648 la “heka” è presentata nuovamente come un aiuto fornito dagli dei; è quindi da ritenersi una forza difensiva. Negli stessi Testi è presente un riferimento ad una “heka malvagia” (traduzione credo impropria) che non è però sovrapponibile alla “magia nera”; si tratta della heka posseduta dai demoni dell’oltretomba e non ha nessuna connotazione malvagia. Infatti heka non è il potere malevolo dello stregone che può essere usato a sé stante. È invece una forza che ha creato e spinto l’universo, ma può nella visione egizia anche essere manipolata dalle azioni, dalle parole, dagli oggetti e dalle immagini per ottenere un risultato desiderato. In questa chiave alla “heka” si ispirano alcune sette esoteriche moderne.
In questa stele del V secolo BCE propostaci da Nico Pollone non molto tempo fa, Heka è visibile a sinistra, vicino alla testa di Horus, con i due serpenti a formare una X
Nei Testi delle Piramidi Heka è una forza minacciosa, simile a Sekhmet, in grado di divorare dei e uomini e nutrirsi della loro energia vitale (incantesimi 472 e 539, “Castigatore degli dei”).
Il Libro dei Morti contiene incantesimi seguendo i quali il defunto possiederà i poteri magici universali di Heka per contrastare i pericoli dell’oltretomba. Un incantesimo è specificatamente rivolto contro i coccodrilli.
Nel Libro delle Porte Heka è raffigurato in forma antropomorfa in piedi sulla Barca Solare durante il viaggio notturno attraverso gli Inferi e sventa i tentativi del serpente Apophis di fermare la barca nel Libro dell’Amduat (Settima Ora)
Sarcofago di Nectanebo XI 345 BCE. Heka sulla Barca Solare
Nei miti sviluppatisi più recentemente, Heka, insieme a Ra, Thoth e Sekhmet, protegge Osiride accecando i coccodrilli.
Nel Mammisi del tempio di Philae, Heka è la divinità che proclama l’ascesa al trono del figlio di Iside, simbolicamente il Faraone stesso raffigurato come un bambino, tenendolo in braccio
Heka come divinità non ebbe mai alcun tempio (anche in questo paragonabile a Ma’at), anche se esisteva una figura sacerdotale detta “Profeta di Heka” che, come abbiamo visto, era inizialmente rivestita dai medici.
FONTI:
George Hart, The Routledge Dictionary of Egyptian Gods and Goddesses (2005)
Geraldine Pinch, Egyptian Mythology: A Guide to the Gods, Goddesses, and Traditions of Ancient Egypt (2004)
Geraldine Pinch, Magic in Ancient Egypt
Katharina Zinn, Magic Pharaonic Egypt
Taylor, J., Death and the afterlife in Ancient Egypt. (2001)
Paula Alexandra Da Silva Veiga, Health and Medicine in Ancient Egypt; Magic and Science (2009)
Robert Ritner, The Mechanics of Ancient Egyptian Magical Practice (1997)