Nefertiti, Tombe, XVIII Dinastia

DOV’E’ SEPOLTA NEFERTITI

La teoria di Nicholas Reeves e le indagini sulla KV62.

Di Patrizia Burlini

Come sappiamo, le teorie sulla fine e identificazione della mummia di Nefertiti si sprecano, come ha già scritto Grazia Musso e altri nel gruppo.

Tra le teorie proposte negli ultimi anni, ha suscitato particolare scalpore nel mondo accademico e presso il grande pubblico, la teoria dell’egittologo inglese Nicholas Reeves.

A seguito dell’attento studio delle scansioni 3D ad alta risoluzione effettuate dall’organizzazione madrilena Factum Arte all’interno della tomba di Tutankhamon (KV62), per creare una replica della tomba, Reeves nota varie anomalie.

1- i muri Nord e Ovest della tomba mostrano delle irregolarità compatibili con i segni di due porte murate che indicano la possibile presenza di altre stanze retrostanti

2- la tomba è troppo piccola per essere la tomba di un faraone: ciò fa pensare che si tratti solo di una parte una sepoltura di dimensioni maggiori

3- la KV62, nelle sue dimensioni originali e maggiori, sarebbe stata costruita per una regina e una decina d’anni prima della morte di Tutankhamon, sarebbe stata utilizzata per Nefertiti/Smenkhara.

I rilievi geologici

  • Nel 2015 l’Egyptian Ministry of Antiquities autorizza l’esecuzione della scansione dei muro con un georadar (GPR) da parte del giapponese Hirokatsu Watanabe, che sembra confermare l’ipotesi di Reeves e la presenza di ambienti dietro i muri della tomba. La stampa comincia a parlare della possibile più grande scoperta del secolo.
  • Nel 2016 una seconda scansione effettuata dal team del geofisico americano Dean Goodman, per conto della National Geographic esclude tale ipotesi.
  • A febbraio del 2018 si procede quindi ad una terza analisi, da parte del Politecnico di Torino, con l’équipe diretta dal dr. Francesco Porcelli. Al Politecnico di Torino viene inoltre affidato l’incarico di mappare tutta la Valle dei Re. A febbraio e maggio 2017 viene effettuata una ricerca tramite la tomografia di resistività elettrica (ERT), detto molto banalmente, degli elettrodi posati sul terreno che consentono la ricostruzione di modelli 3D, nell’area vicino alla tomba di Tutankhamon.Le immagini ERT mostrano due anomalie di resistività situate sotto terra a pochi metri dalla tomba di Tutankhamon. Tuttavia i dati ERT non restituiscono prove di un corridoio o spazi vuoti che colleghino queste cavità con la tomba di Tutankhamon. Un’altra anomalia, che sembra però avere origini antropiche, è stata invece localizzata nel piazzale di fronte all’ingresso della tomba di Tut. La scansione dei muri all’interno della tomba effettuata dall’équipe italiana nel 2018, non rileva tuttavia alcuna presenza di stanze ulteriori dietro i muri e di irregolarità.
  • La storia non finisce qui, perché nel 2019 viene effettuata una nuova indagine dal team diretto da Mamdouh Eldamaty, ex Ministro delle Antichità, che rivelerebbe la presenza di un’anomalia alta due metri e lunga almeno 10, L’interpretazione dell’anomalia corrisponderebbe ad un corridoio nascosto a pochi metri dalla camera funeraria del giovane faraone. A nord della KV62 non sono stati però raccolti dati sufficienti, a causa della presenza dei motori di aerazione della tomba, che possano permettere di affermare che ci possa essere un collegamento tra il corridoio e le anomalie individuate dal team italiano.

Le ipotesi di Reeves

Si stima che almeno l’80% del corredo funerario di Tutankhamon sia frutto di riutilizzo. Si ritiene infatti che sia stato creato per altri sovrani e poi riutilizzato nella sepoltura del giovane re. Una piccola parte del corredo sarebbe stata realizzata per Akhenaton e la maggior parte per il probabile correggente di Akhenaton, la misteriosa Ankhkheperure Neferneferuaten il cui nome è presente in vari cartigli (Reeves sostiene l’ipotesi del faraone donna grazie agli epiteti che completano il nome, cioè « amata da Wanre », « lei che è benefica per suo marito » ecc).

Secondo Reeves, Ankhkheperure Neferneferuaten altri non sarebbe che Nefertiti, elevata a correggente dopo l’anno 16 di regno di Akhenaton.

Dopo la morte di Akhenaton, Nefertiti avrebbe modificato il suo nome di correggente nel suo nuovo nome di faraone Ankhkheperure Smenkhkare-djeserkheperu.

Nelle foto che accompagnano il post si vedono le aree dei muri della tomba che presenterebbero le tracce di porte murate.

La tomba presenterebbe una forma monca rispetto ad altre tombe coeve. Le stanze mancanti sarebbero compatibili con le tracce sui muri. Inoltre, la forma delle tomba a L con orientamento a destra, piuttosto che a sinistra, é tipica delle tombe delle regine del periodo. Si tratterebbe quindi di una tomba all’interno di un’altra tomba (come ad esempio la KV14).

In aggiunta a ciò, la parete Nord mostra tratti ed esecuzione diverse dalle altre pareti, e ciò ne proverebbe la realizzazione in tempi antecedenti alle pareti est, ovest e sud.

Perché Reeves ipotizza che la tomba fosse destinata a Nefertiti?

Innanzitutto Reeves rileva delle somiglianze stilistiche tra i ritratti di Tutankhamon sui muri della camera sepolcrale e alcuni ritratti di Nefertiti. Inoltre, il differente e già citato stile della parete nord, mostra la griglia delle proporzioni a 20 quadrati tipica dello stile di Amarna, anziché la griglia a 18 quadrati delle altre pareti. Nella parete nord è presente inoltre il colore giallo che, a differenza delle altre pareti, risulterebbe applicato sopra il colore bianco di fondo e sopra a precedenti iscrizioni.

Il ritratto di Tutankhamon sarebbe in realtà Nefertiti (Reeves nota la somiglianza con altri ritratti di Nefertiti ed in particolare i segni ai lati della bocca e le gambe corte, queste ultime tipiche delle rappresentazioni femminili del periodo di Amarna). Il sacerdote Sem, abitualmente identificato con Ay, raffigura però un uomo giovane e presenta il doppio mento presente nei ritratti tridimensionali di Tutankhamon. Si tratterebbe quindi di una scena in cui Tutankhamon, successore al trono, pratica il rito dell’apertura della bocca su Nefertiti/Smenkhara, faraone defunto. Un geroglifico sovrascritto con la descrizione della scena indicherebbe che questa è la scena dell’apertura della bocca EFFETTUATA DA Tutankhamon e non DI Tutankhamon.

Reeves inoltre condivide la tesi dell’egittologo Hardwick che nota i resti di un precedente geroglifico nel cartiglio con il nome di Ay, sovrascritto al nome di Tutankhamon, che sarebbe quindi il sacerdote Sem. Neferneferuaten, lei che è benefica per il suo sposo, successore di Akhenaton, sarebbe Nefertiti .

Che Nefertiti ricoprisse una posizione di grande potere a corte è testimoniato ampiamente, non solo dai titoli ma anche dalle rappresentazioni iconografiche (Nefertiti che uccide i nemici, Nefertiti con le corone riservate al faraone ecc).

Nefertiti- Ankhetkheperure Neferneferuaten (co-reggente) è un passaggio intermedio., secondo Reeves, che porterà a Nefertiti – Ankhetkheperure Smenkhare-Djeserkheperu) faraone unico.

Cliccando sui link qui sotto, potrete vedere i filmati creati da Peter Gremse che spiegano visivamente e in breve la teoria di Reeves nella tomba di Tutankhamon.

Video 1:

https://youtu.be/LrNLFYTRrhw

Video 2:

https://youtu.be/DXpiZUno0kc

Bibliografia:

Donne di potere, Nefertiti

LE IMMAGINI DI NEFERTITI

A cura di Grazia Musso

Questa raffigurazione della coppia regale riassume in sé alcuni concetti della filosofia amarniana: Akhenaton e Nefertiti si tengono per mano, un’intimità volutamente sottolineata come le rotondità del corpo; come principio di fecondità i due sovrani mettono l’accento sulle stesse caratteristiche somatiche delle antiche dee madri.

L’amore della famiglia reale e la fecondità per l’intero popolo erano fra i concetti sottolineati dalla filosofia regale di Amarna.

Gruppi come questo erano tenuti in apposite nicchie nelle case private del faraone e sottolineano unione, fecondità e rinascita.

Da Amarna, XVIII Dinastia. Calcare dipinto, altezza 22.5 cm. Parigi, Museo del Louvre, E15593.

Fonte :Antico Egitto, di Maurizio Damiano, Electa.

Questo torso di statua femminile appartenente, probabilmente, ad una statua di Nefertiti

La veste finemente plissettata non nasconde ma al contrario mette in rilievo le forme della donna in tutta la loro femminilità, sottolineandone la fecondità.

Da Amarna? XVIII Dinastia – Arenaria silicizzata Altezza 29,5 cm.

Parigi, Museo del Louvre, E25409.

Fonte : Antico Egitto, Electa – Maurizio Damiano.

Nella diciassettesima dinastia il carro sostituì la portantina come mezzo di locomozione più prestigioso dell’élite; esso poteva raggiungere una velocità di circa 38 km/h., mentre fino ad allora viaggiando a piedi, in portantina o a dorso d’asino garantiva soltanto i 4-6 km/h. Nella maggior parte delle fonti sono gli uomini che vengono rappresentati sui carri, ma ci sono prove testuali e pittoriche, risalenti soprattutto al regno di Akhenaton, che attestano l’utilizzo del carro anche da parte delle donne.

Le rappresentazioni della regina Nefertiti sono tuttavia i più antichi esempi di una donna da sola alla guida di un carro.

La famiglia reale

Per Akhenaton l’incarnazione dell’armonia familiare è anche essenza dell’equilibrio universale, in quanto tale i sentimenti sono mostrati pubblicamente senza veli, come di vede in questa stele, il padre bacia la figlia Meritaton, mentre in braccio alla madre si vedono Maketaton e Ankhsenpaaton.

Stele come questa si trovavano nelle ville dei nobili amarniani, su piccoli altari dedicati al culto reale.

XVIII Dinastia, calcare Altezza 32,5 cm. Larghezza 39 cm. Berlino, Agyptisches Museum. Acquisizionr 1898 ( al Cairo), n. 14145.

Fonte : Antico Egitto – Maurizio Damiano – Electa.

Perla con Akhenaton e Nefertiti.

Nuovo Regno, XVIII Dinastia. Faience. Altezza cm. 3,5, Diametro cm. 4,2 Copenhagen, Ny Carlsberg Glypotek, AEIN 1791; acquisizione 1989.

Questo oggetto è insolito sotto più di un aspetto. Foggiato come una perla, è innanzitutto di dimensioni troppo grandi per essere stato utilizzato come elemento di una collana. C’è chi ha avanzato l’ipotesi che fosse infilato su una manica e che appartenesse a un oggetto composito di uso cerimoniale. Il fondo gibboso, quasi a suggerire il tremolio dell’acqua, denota un’abilità eccezionale. Sulla circonferenza della “perla” vi sono due barche contenenti un disco solare, alle spalle del quale siede un personaggio con le braccia levate in segno di adorazione, identificabile come un sovrano dell’Alto Egitto per via della corona bianca. Il personaggio ad esso simmetrico, porta invece il copricapo preferito dalla regina Nefertiti. Sull’identità della coppia non sussistono dubbi, per via dei cartigli iscritti sulla faccia superiore dell’oggetto .Il copricapo di Nefertiti, di forma assai simile a quella della corona rossa, pare qui si utilizzati come controparte della corona bianca di Akhenaton. In epoca armaniana, la coppia reale era considerata un’entità unica, concepita ad immagine dei figli del sole creatore, Shu e Tefnut. Come i gemelli divini, anche il re e la regina erano tenuti a restituire al genitore solare l’energia che questi donava loro. Alcuni fiori di loto separano i due battelli ed arricchiscono la simbologia dell’insieme, mentre il colore turchese richiama l’ambiente liquido da cui emerge l’astro nascente.

Secondo Reeves sarebbe un dono del Faraone ad un alto funzionario, probabilmente da apporre su un “bastone del comando”

Fonte : I Faraoni a cura di Cristiane Ziegler – Bompiani.

NEFERTITI ABBATTE I NEMICI

A cura di Luisa Bovitutti

Questo rilievo prova l’importanza da lei assunta a fianco del Faraone, tanto da essere raffigurata in atteggiamenti che tradizionalmente erano riservati al sovrano. La regina si trova a bordo di un’imbarcazione, sotto una pergola (praticamente un naos) situata a poppa e sotto i raggi vivificanti di Aton sta abbattendo simbolicamente i nemici dell’Egitto.

Anche i remi usati per le manovre sono decorati all’estremità con una scultura che la rappresenta.

Nelle immagini trovate il rilievo completo, custodito al Museum of fine arts di Boston, ed i particolari ingranditi.

Frammento di altare domestico.

Nuovo Regno, XVIII Dinastia. Calcare, Altezza cm. 12

Provenienza sconosciuta, acquisito nel 1900

Berlino, Agyptisches Museum und Papyrussammlung, inv. 14511

Il fregio di urei e la presenza di un cornicione permettono di attribuire il frammento di rilievo a un piccolo altare domestico a forma di cappella. Nelle case di Amarna la coppia regale veniva venerata nelle immagini di questi altari.

Nefertiti è vicinissima al suo consorte Akhenaton e gli infila una collana. Il dio Aton, che spunta dal geroglifico del cielo sfiora con i suoi raggi la coppia, un’immagine di armonia tra divino e umano, inserita nello sfondo di una natura intatta, come è raffigurata nelle piante di papiro sul margine sinistro del reperto.

Fonte: I Faraoni a cura di Christiane Zeigler – Bompiani.( Bibliografia : Settgast 1989, pp. 90-92 ( cat. 46) D. W.)

Il famoso Busto di Nefertiti, ritrovato nello studio dello scultore Thutmose, durante gli scavi della missione tedesca a Tell El-Amarna nel 1912, sotto la supervisione del professore Ludwig Borchardt.

La regina indossa la corona classica.

La policromia intatta, questo Busto sprigiona nobiltà e una bellezza che cattura anche il senso estetico dei nostri giorni.

Da Amarna, XVIII Dinastia. Calcare, altezza cm. 50.

Berlino, Agyptisches Museum, n. 21 300.

Fonte:

  • Antico Egitto di Maurizio Damiano – Electa
  • Le regine dell’antico Egitto a cura di Rosanna Pirelli – EdizioniWitestar

I templi di Akhenaton furono demoliti dopo la sua morte, le pietre vennero riutilizzate nella costruzione di altri monumenti e oggi riappaiono dagli Scavi mostrandoci piccoli dettagli dell’epoca. Nella foto si vede un rilievo con la testa della regina Nefertiti come offerente; la sua mano stringe il sistro, strumento musicale sacro che la sovrana offre probabilmente all’ Aton durante una celebrazione.

XVIII DinastiaArenaria,Luxor, Museo d’arte dell’antico Egitto, J 267

Fonte : Antico Egitto di Maurizio Damiano – Electa

La lastra lavorata a bassorilievo, mostra Akhenaton, insieme a Nefertiti e alle figlie, che presenta offerte al dio Aton.

Museo Egizio del Cairo

Fonte: Le regine dell’antico Egitto a cura di Rosanna Pirelli.

Nefertiti che venera l’Aton, con il titolo di Signora delle Due Terre.
Frammento di colonna in calcare, raffigurante la regina Nefertiti che offre un bouquet ad Aton.
Di seguito c’è la principessa Meritaton che suona un sistro

Palazzo Reale, Tell el-Amarna
A 1893. 1-41 ( 71)

Ashmolean Museum, Oxford.
Fotografia di Jon Bosworth di pubblico dominio

Donne di potere, Nefertiti

NEFERTITI: RITRATTI FEDELI O BELLEZZA IDEALIZZATA?

A cura di Luisa Bovitutti

Naturalmente gli studiosi si sono chiesti se il celebre busto di Berlino fotografi in modo fedele il suo aspetto, oppure se il suo viso sia stato trasfigurato ed idealizzato dall’artista in ossequio a precisi canoni artistici.

A me piace pensare che Nefertiti fosse proprio così, ma non dobbiamo farci condizionare da romantici sentimentalismi; per questo ho fatto una piccola ricerca e vi sottopongo una serie di post che illustrano il punto di vista di vari studiosi e l’analisi iconografica pubblicata sulla sua pagina Facebook dal prof. Maurizio Damiano, che gentilmente mi ha autorizzata a condividere da noi.

Gli egittologi tedeschi Dorothea Arnold (ex curatrice del settore egizio del Metropolitan Museum di New York) e Rolf Krauss sono convinti che il viso di Nefertiti che noi conosciamo attraverso il busto di Berlino, simmetricamente perfetto, sia un ritratto ideale, un prototipo costruito su base numerica; il prof. Krauss ha infatti accertato che le proporzioni del viso della regina sono state stabilite in modo matematicamente esatto, sulla base di un’inedita unità di misura pari ad un dito, ossia 1,875 cm., mentre fino ad allora era stato utilizzato il palmo, ossia 7,5 cm).

Nell’immagine, la griglia predisposta dal prof. Krauss, che dimostra che la perfetta simmetria del volto della regina è stata realizzata artificiosamente – da Rolf Krauss – “Nefertiti – A Drawing-Board Beauty? The ‘most lifelike work of Egyptian art’ is Simply the Embodiment of Numerical Order”, Amarna Letters.

Molti studiosi affermano che non vi è ragione di credere che Nefertiti, nota per la sua bellezza, non assomigliasse al ritratto del busto, anche se è possibile che lo scultore ne avesse ingentilito i lineamenti; l’arte amarniana infatti si caratterizzava per il superamento degli antichi canoni artistici e la nascita di un nuovo stile, che dava grande attenzione al dato naturalistico ed esprimeva amore per la vita, descrivendola con realismo nella sua essenza più intima e individuale.

Il prof. Marc Gabolde, studioso dell’epoca amarniana, riconosce la perfetta e matematica regolarità del viso di Berlino e quindi il carattere idealizzato del ritratto della regina, che corrisponderebbe ai canoni di bellezza celebrati dalla poesia amorosa del Nuovo Regno, tuttavia evidenzia che i tratti sono distintivi e la fisionomia del viso è quella di Nefertiti:

« Bisogna paragonare questo ritratto alle copertine delle riviste femminili, dove, si sa, le modelle sono ben riconoscibili ma sono state largamente migliorate grazie a photoshop. Thutmosis era un po’ il photoshop dell’epoca ».

Una TAC eseguita nel 2006 da Alexander Huppertz, direttore dell’Istituto di scienza per immagini di Berlino, i cui risultati sono stati pubblicati su Radiology dell’aprile 2009, ha rivelato infatti che la statua di calcare originaria era stata ritoccata dall’autore mediante l’apposizione di strati di stucco di spessore variabile che hanno eliminato le lievi rughe ai lati della bocca e agli occhi e la piccolissima gobba alla radice del naso che caratterizzavano il ritratto originario, forse per adeguare l’immagine della regina agli ideali estetici dell’epoca (ecco il link per l’articolo completo: https://pubs.rsna.org/doi/pdf/10.1148/radiol.2511081175).

Quindi i lineamenti della vera Nefertiti, sebbene molto belli, sarebbero stati meno perfetti di quanto si è creduto fino ad ora.

Nelle immagini: sopra a sinistra ed al centro il viso interno in calcare, nel quale cono visibili le rughe ai lati della bocca e vicino agli occhi, e a destra il volto come appare esternamente, dopo i ritocchi di stucco.

Sotto altre immagini della TAC; in quella a destra si nota la piccola gobba alla radice del naso.

FONTI:

LA TESTA IN QUARZITE DEL CAIRO – FORSE NON FU OPERA DI THUTMOSE

La testa incompiuta del Cairo è unanimemente attribuita alla regina anche se nel momento in cui venne rinvenuta si pensò potesse raffigurare una delle principesse.

Questo capolavoro viene da molti attribuito alla mano di Thutmose, come il famoso busto di Berlino, rinvenuto il 6 dicembre 1912 nel magazzino del laboratorio del capo scultore (edificio P 47), durante gli scavi condotti ad Amarna dalla Società Orientale Tedesca diretti da Ludwig Borchardt.

In effetti le analogie stilistiche tra le due opere sono notevoli, ma come ci ha riferito il nostro prof. questa paternità non è assolutamente scontata, tenuto conto che la testa incompiuta venne rinvenuta ben vent’anni dopo il busto, nel corso della campagna di scavi condotta per conto della Egypt Exploration Society da John Devitt Stringfellow Pendlebury, e soprattutto non nell’atelier di Thutmose, come taluni scrivono, ma in una zona differente di Amarna.

Durante questa missione l’archeologo fu affiancato da Sir Hilary Waddington del Dipartimento delle Antichità della Palestina e da sua moglie (anch’ella archeologa) che investigarono una piccola area stranamente rimasta vergine tra la casa di Ramose e la zona precedentemente scavata da Petrie.

Come riferisce Pendlebury, mentre passeggiava in quest’area la signora Waddington sollevò un mattone e un coccio su una delle pareti dell’originario abitato già portato alla luce e scoprì parte di una testa di gesso; gli scavi effettuati permisero di scoprire altre pietre scolpite e di capire che l’area era stata anticamente sede della bottega di uno scultore.

Da un articolo di Marie Grillot, La belle est venue au musée, in https://egyptophile.blogspot.com

L’ANALISI ICONOGRAFICA DEL PROF. DAMIANO

La questione è stata analizzata dal Prof. Damiano in una serie di post tratti dal suo volume su Amarna, che esaminano e comparano diverse rappresentazioni scultoree della regina.

Per risolvere l’interrogativo, scrive l’egittologo,

“occorre comparare la testa più celebre di Berlino con altre, in primo luogo con quella in quarzite bruna; alt. 35,5 cm; scavi dell’Egypt Exploration Society (1932). Museo Egizio del Cairo, JE 59286. In effetti, poiché quest’opera non è frutto della stessa mano di Djehutymose ma è opera di un altro scultore, ciò ci permette di riflettere sulla fedeltà del ritratto, perché pur essendo opera di altro artista, la somiglianza è stupefacente. Infatti, a fronte dell’opera di Berlino, che è quasi completa, colpisce come questa, pur incompleta, sia simile. Qui siamo di fronte alla Testa incompiuta di Nefertiti trovata ad Amarna, nel laboratorio di uno scultore (rimasto ahimè anonimo); questa testa è uno dei più splendidi ritratti della regina, ancorché incompiuto”.

Un altro manufatto significativo per individuare i tratti della regina, secondo il prof. Damiano, è “la Testa di Nefertiti; anni 14-17. Quarzite gialla, pigmento rosso sulle labbra; pigmento nero sulle sopracciglia, intorno agli occhi, su nuca, orecchie, collo; riparazioni con gesso sul tenone; h. 30 cm; da Amarna, casa dello scultore Djehutymose, P 47,2, stanza 19. Ägyptische Museum und Papyrussammlung, Berlin (inv. N. 21220)”.

Qui la Bella viene raffigurata molto giovane, con tratti adolescenziali, in particolare il naso che non ha ancora raggiunto l’aspetto definitivo dell’età adulta.

Fondamentale per ricostruire i tratti della regina è questo “Calco in gesso del volto di Nefertiti (Ägyptische Museum und Papyrussammlung, Berlino; n. inv. 21 349); trovato nello studio di Djehutymose, potrebbe essere il modello da cui lo scultore ha tratto il celebre busto di calcare dipinto, ugualmente a Berlino.

La morbidezza delle labbra, ben visibile in questo calco, sarebbe stata moderata per una maggiore e formale regalità nelle labbra del celebre busto calcareo. Anche se mutilo, il calco permette di vedere come le fattezze della regina fossero davvero di straordinaria bellezza; inoltre permette di poter comparare i tratti con altre sculture e rilevarne l’evidente somiglianza”.

Stupefacente anche la somiglianza di questa testa con il busto:

“Testa incompiuta di Nefertiti, in calcare (eseguita prima degli anni di regno 8-12). Molto probabilmente fu realizzata come modello per una testa in quarzite per una statua composita; sono evidenti le dentellature per incastrare la corona, come il foro rettangolare per il tenone; l’incompiutezza permette di apprezzare la finezza del lavoro in ogni fase, nonché la tecnica, che fece abbozzare con grande precisione i tratti, su cui fase dopo fase venivano nuovamente disegnati i tratti (qui sopracciglia e occhi); analogamente, le macchie di colore non sono casuali ma volute dallo scultore per segnalare i punti da sbozzare ulteriormente.

Può darsi che, come nella più celebre testa, lo scultore intendesse ricoprire la scultura litica con uno strato di gesso, che ne avrebbe permesso una raffinata modellazione finale e la colorazione più realistica; stilisticamente, sembra essere attribuibile al primo periodo di Djehutymose; da Amarna, casa dello scultore Djehutymose, P 47,2, stanza 19; h. 29,8 cm. Ägyptische Museum und Papyrussammlung, Berlin (inv. N. 21 352)”.

Questo testo è stato pubblicato con l’autorizzazione dell’autore.

Nefertiti, Nuovo Regno, XVIII Dinastia

STATUETTA DI NEFERTITI

A cura di Patrizia Burlini

Tra le meraviglie scoperte presso il laboratorio di Tuthmose ad Amarna, tutti ricordano una statuetta in calcare rappresentante Nefertiti in età avanzata, h. 40 cm, oggi conservata all’Ägyptisches Museum di Berlino. La statuetta fu trovata nel 1920 in diversi pezzi che furono ricomposti ed in parte ricostruiti.

La regina indossa il copricapo a cuffia dove originariamente era presente un ureo, le cui spire sono ancora visibili, e che probabilmente era realizzato in metallo. Ai suoi piedi dei sandali di foggia simile a quelli trovati nella mummia di Tutankhamon, tra gli altri. Alle orecchie degli orecchini a disco. Un abito aderente trasparente (riconoscibile solo dalle maniche) e probabilmente uno scialle completa l’abbigliamento della regina .Il suo volto, benché incompiuto, mostra i segni dell’età. È ancora una bellissima donna ma le rughe ai lati della bocca le conferiscono un aspetto un po’ duro, che ricorda i ritratti della regina Tiye.

Il fisico mostra i segni delle varie gravidanze: i seni non più turgidi, il ventre pronunciato rendono l’immagine di una donna non più giovane anche se non vecchia. Esistono altre rappresentazioni di Nefertiti non più giovane: una è la placca Wilbour, conservata al Brooklyn Museum di New York dove Nefertiti è rappresentata con Akhenaton; l’altra è il ritratto di Nefertiti sul sarcofago fatto scolpire da Akhenaton per la regina Tiye ad Amarna (allora Nefertiti aveva circa 40 anni).Per quale motivo la più bella delle regine fu rappresentata con i segni dell’età? Forse, in quanto correggente, sempre che questa ipotesi sia confermata, la regina doveva apparire come una donna saggia, come già avvenuto per la regina Tiye che forse allora era già deceduta. Questo spiegherebbe il ritratto sul sarcofago della regina Tiye. Una bellezza che tuttavia neanche l’età è riuscita a scalfire.

Statuetta di Nefertiti, calcare, h. 40 cm., 1350 a.C. Circa, fine XVIII Dinastia, Ägyptisches Museum di Berlino

Fonti principali: Arnold, Dorothea, The workshop of the Sculptor Thutmose, the MET “Standing Figure of Nefertiti”. The Joy of Museums.