Cose meravigliose, Tutankhamon

I CARRI DA PARATA DI TUTANKHAMON

Di Andrea Petta

Carter 120 e 122. Legno dorato con inserti in pietre semipreziose e pasta di vetro. Dimensioni totali (Carro 120): 250x180x118 cm. Qui: Riproduzione del carro 120 in mostra a New York
I quattro carri dell’Anticamera, tra cui i due da parata, accatastati a sinistra dell’ingresso sulla parete est

Nella tomba di Tutankhamon sono stati ritrovati ben 6 carri; di questi, due erano riccamente decorati e probabilmente usati solo in occasione di celebrazioni o parate. Nell’Anticamera insieme a questi carri da parata (chiamati “Carri di Stato” o “da cerimonia” da Carter) ne sono stati trovati altri due, di struttura più pesante e costruzione e decorazioni più semplici. Altri due carri furono trovati infine nella Camera del Tesoro; leggermente più piccoli e leggeri, questi ultimi erano in condizioni pessime e con diversi pezzi mancanti.

Mace e Lucas al lavoro sul cassone del carro 120
Una ruota appena estratta dalla tomba viene trasportata al laboratorio di Callender

I pianali dei due carri da parata sono racchiusi da sottili assi di legno interamente ricoperti di gesso e oro e ulteriormente decorati con vetri intarsiati e avorio. I pianali dei due carri della Stanza del tesoro erano invece in parte di cuoio (marcito nel tempo) originariamente decorato con rivestimento in oro.

Tutankhamon in forma di sfinge antropocefala schiaccia i nemici dell’Egitto sul pannello laterale del carro 120
Il dio Bes riprodotto all’esterno del pianale del carro 120

Carter odiò i carri con tutto il cuore. I quattro nell’Anticamera erano accatastati uno sull’altro, gli assali segati per farli entrare nella tomba, con ulteriore scompiglio portato dai predoni nell’antichità e i finimenti in cuoio erano marciti. Estrarli, stabilizzarli e ricomporli fu un incubo. Solo il carro 122 era diviso in un centinaio di pezzi da riassemblare senza rovinare i decori…

Il meraviglioso pannello centrale del carro 120 nella foto originale di Burton
L’interno del pannello centrale del carro 120
Particolare dell’interno del pannello centrale del carro 120, con i tradizionali nemici dell’Egitto vinti e prigionieri

Prima della scoperta della tomba di Tutankhamon, solo altri due carri erano venuti alla luce (insieme al cassone di un carro di Tuthmosis IV praticamente distrutto): uno (ora esposto a Firenze) appartenuto a Kenamun, fratello di Amenhotep II, e l’altro trovato nella tomba di Tuya e Yuya da Davis, ma entrambi ben lontani dalla magnificenza dei carri di Tutankhamon.

Il carro 122, il secondo carro da parata, e la sua estrazione dalla tomba

La struttura ricorda quella dei carri Hittiti, senza sedile e con un cassone aperto dietro per permettere di salire e scendere in velocità, ma più leggera (portava al massimo due persone contro i tre del carro hittita) e raffinata, con un pianale in strisce di cuoio intrecciate (originariamente ricoperte con peli di animali o tessuto spesso di lino) che forniva un discreto molleggio e ruote a sei raggi leggere e robuste formate da 6 sezioni a V unite insieme ed al mozzo con strisce di pelle con battistrada in cuoio.

I particolari del carro 122 e del suo splendido decoro

Nel particolare si vede come il disco solare abbia inscritto il prenomen di Tutankhamon (Nebkheperure, Signore del Divenire come Ra) con lo scarabeo alato (Kheper = trasformazione, divenire) sopra i tre trattini del plurale ed il simbolo Neb (il cesto di vimini = padrone, signore) e con il simbolo del disco solare di Ra tra le ali

Sappiamo dalle raffigurazioni dell’epoca che le redini erano lunghe abbastanza per legarle dietro la schiena dell’auriga, spesso il Faraone in persona. Caratteristica dei carri da parata anche un falco solare in oro fissato sulla stanga come emblema del sovrano.

I paraocchi dorati trovati insieme al carro 122, foto di Sandro Vannini (in alto) e foto originale di Burton (in basso)

L’interno del carro 122, decorato più semplicemente con disegni di piume, spirali ed occhi di bue

Secondo una delle tante ipotesi, la caduta da uno dei carri da caccia sarebbe stata la causa della morte del Faraone, ipotesi ancora da comprovare.

I carri da cerimonia sono interamente placcati in oro. Il cassone del carro più decorato, il 120, presenta una lavorazione a sbalzo con motivi a spirale; il pannello centrale mostra i cartigli del Faraone con ai lati due urei e le piante araldiche di Alto e Basso Egitto. Le aperture sulle fiancate sono decorate con motivi floreali in pietre semipreziose, vetro e ceramica. Sul giogo di uno di questi carri sono rappresentate le sagome di due prigionieri, uno asiatico ed uno nubiano. Il carro 122, invece, ha una decorazione in stile “rishi” (le piume dell’uccello Ba o le ali di Iside). Al carro 122 appartiene anche una decorazione in forma di falco solare tra i più belli di questo tipo.

Questo baldacchino potrebbe essere stato montato sul carro 122 secondo le ultime ricostruzioni (vedi anche: IL BALDACCHINO PARASOLE DI TUTANKHAMON)
Nei punti indicati sarebbe stato inserito il baldacchino con un meccanismo ad incastro
Ricostruzione del carro 122 con il baldacchino montato
Raffigurazione di un carro del Faraone con il baldacchino montato – Ramses II a Qadesh

Guardando questi due carri da parata possiamo visualizzare quanto riportato in una tavoletta di Amarna, riferita ad Akhenaton che stabilisce i confini della sua nuova capitale:

Sua Maestà salì su un grande cocchio d’oro e d’argento, come Aton quando sale all’orizzonte e riempie la terra del suo amore

Come confronto, uno dei carri da caccia di Tutankhamon esposto al museo militare del Cairo dove è rimasto fino al trasferimento al GEM di Giza. Secondo l’ipotesi dell’incidente, il Faraone sarebbe caduto e sarebbe stato travolto da un carro come questo, anche se è tutto da dimostrare
Il carro di Kenamun esposto al Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Per approfondire: https://museoarcheologiconazionaledifirenze.wordpress.com…

La ricostruzione moderna di una ruota da carro egizio, con evidenziata la struttura composita a “V” dei raggi. Joukowsky Institute for Archaeology & the Ancient World, Brown University, Richmond (Virginia)

L’imballo del carro 122 per il trasferimento al nuovo GEM a Giza

Fonti:

  • Museo Egizio del Cairo
  • Grand Egyptian Museum, Giza
  • Howard Carter, Tutankhamon, 1984
  • Henry James, Tutankhamon – Edizioni White Star
  • Nicholas Reeves, The Complete Tutankhamun, 1998
  • The Griffith Institute, Tutankhamun: Anatomy of an Excavation. The Howard Carter Archives
  • Kawai N et al. The ceremnial canopied chariot of Tutankhamun (JE61990 and JE60705): a tentative virtual reconstruction. CIPEG Journal 4 (2020)

Foto: Museo Egizio del Cairo, kairoinfo4u on flickr, Robert Harding, Sandro Vannini, JICA (Japan International Cooperation Agency), The Griffith Institute

Arte militare, Tutankhamon

GLI ARCHI DI TUTANKHAMMON

Di Luisa Bovitutti

All’interno della tomba di Tutankhamon sono stati trovati moltissimi archi di due differenti tipologie, ora esposti al museo del Cairo.

Alcuni archi di Tut

Il primo modello è l’arco di legno cosiddetto “semplice”, ottenuto con un’asta priva di giunte e dotato di un’unica curva realizzata con una tecnica di piegatura a caldo, che diventava ancora più accentuata quando veniva teso; l’impugnatura e l’estremità dei flettenti era decorata con lamine d’oro.

Il secondo è l’arco composito “angolare” (cosiddetto per la sua forma), anch’esso in legno di acacia ma dalle migliori prestazioni; esso infatti, pur essendo di dimensioni ridotte ed adatto ad essere utilizzato su di un carro in corsa, aveva grande flessibilità, potenza e precisione.

Gli archi compositi venivano realizzati secondo una tecnica sviluppata in Mesopotamia ed introdotta in Egitto attorno al XVII secolo a. C., che prevedeva che l’asta di legno venisse rinforzata all’interno con corno per resistere alla compressione ed all’esterno con tendine per sopportare la trazione; le estremità dei flettenti avevano sedi su cui infilare i cappi terminali di una corda fatta con strisce di budello o di lino attorcigliate.

La corda e modalità di ancoraggio all’arco

La forma era simile a quella dei moderni archi ricurvi, ma la venatura del legno e le tracce della corda testimoniano che essi erano concepiti per essere incordati dalla parte opposta, ottenendo un profilo che ricorda la lettera beta.

Ramses III raffigurato a Medinet Habu con l’arco senza corda

L’uso di questo tipo di arco è documentato dai rilievi e dalle pitture egizie dei secoli successivi, in particolare nelle raffigurazioni di Ramses III che combatte i popoli del mare, nel tempio di Medinet Habu.

Ramses II raffigurato ad Abu Simbel, mentre sta scoccando una freccia nel corso della battaglia di Kadesh

LA FARETRA E L’ARCO COMPOSITO “LIMITED EDITION”

Gli egizi usavano l’arco per la caccia e la guerra e a far tempo dalla XVIII dinastia lo trasportavano insieme alle frecce in faretre di legno che potevano essere appese ai carri.

Questa magnifica faretra in legno placcato in oro e l’arco composito raffigurati nelle fotografie provengono dalla tomba di Tutankhamon; la faretra è decorata con scene che lo raffigurano in forma di sfinge ed a caccia con il carro; anche l’arco è finemente decorato e reca i suoi cartigli e il disegno di un piccolo cavallo.

Mai cosa simile fu fatta, Tutankhamon

PETTORALE CON UCCELLO BA

Di Franca Loi

Oro, lapislazzuli, vetro, turchese e corniola.
Nuovo Regno, XVIII dinastia, regno di Tutankhamon
Valle dei Re, tomba di Tutankhamon KV62
Carter 253

Secondo il credo degli antichi egizi ogni essere umano era costituito da cinque elementi: il cuore, il corpo e l’ombra, il nome della persona, il Ka e il Ba. Per vivere e poter proseguire l’esistenza anche nell’aldilà, l’individuo aveva bisogno di tutti questi elementi.

Tra gli ornamenti esterni della mummia di Tutankhamon fu trovato un prezioso pettorale con uccello Ba posizionato sotto le mani che impugnavano Il pastorale e Il flagello.

Dettaglio del pettorale
Disegno di Howard Carter, 1925 – Matita su carta.
Il disegno di Carter mostra la fascia dorata, le mani che impugnano Il pastorale e Il flagello, e l’uccello Ba.
Università di Oxford – Griffith Institute

Il corpo del defunto, subito dopo l’essiccazione, “veniva fasciato con bende di lino, tra le cui pieghe venivano posti degli amuleti protettivi, mentre si recitavano le formule in modo da creare un involucro fisico e magico a difesa del defunto, spesso corredato da una maschera sopra la testa”.

Dopo la morte, il ba del defunto avrebbe seguito il dio solare nel suo viaggio attraverso i cieli, ma solo se costui aveva vissuto in modo virtuoso.
Era insomma la personalità di qualcuno, ciò che lo rendeva unico, e veniva raffigurato come un uccello dotato di testa umana.
il Ba veniva spesso rappresentato come un uccello dalla testa umana e, talvolta, anche dotato di braccia.

Il Ba, l’energia personale del defunto, era praticamente assimilato alla personalità che rende unico l’individuo, era la parte spirituale in grado di effettuare il viaggio nell’aldilà: poteva uscire dalla tomba e poi farvi ritorno come in una sorta di migrazione perpetua, per questo era rappresentato col segno geroglifico di un volatile dalla testa umana.

Il Ba del defunto, Irynefer, esce dal sepolcro, nell’affresco della tomba tebana tt290
è raffigurato anche Shut, l’ombra.

FONTE:

  • TUTANKHAMON-IL VIAGGIO NELL ‘OLTRE TOMBA-TASCHEN
  • STORIE DI STORIE
  • STORICA- NATIONAL GEOGRAPHIC
  • ARDA2003
  • WIKIPEDIA
Mai cosa simile fu fatta, Tutankhamon

CASSETTIERA CON TRAFORO ORNAMENTALE

Di Grazia Musso

Legno dipinto, parzialmente stuccato e dorato, pasta colorata, rame
Altezza 70 cm, larghezza 43,5 cm, profondità 40 cm
Museo Egizio del Cairo – Carter 403

Questa cassettiera mi piace per la sua eleganza e semplicità.

Ha una forma quasi quadrata e poggia su quattro gambe lunghe e sottili.

È in legno dipinto di marrone rossastro, a simulare il costoso cedro del Libano, con una cornice che imita l’ebano, i dettagli della decorazione sono in vernice nera e lamina d’oro.

Fra le gambe si trovano delle barre di rinforzo e lo spazio fra di esse e la cassettiera vera e propria è riempito con dei pannelli traforati e decorati con ankh affiancati da scettro was e posti sopra alcune ceste, cioè il segno neb, che vuole dire “tutto”.

I registri scritti recano i nomi e gli epiteti del re.

Il coperchio si unisce alla base tramite una cerniera in rame e si apre verso l’alto.

I pomoli di chiusura sono coperti in lamina d’oro e vi sono scritti i nomi del re..

Come nel caso di molte altre cassette, un cordino doveva essere legato attorno ai pomoli e poi chiuso con un pezzo di argilla, su cui si imprimeva una sigillatura.

La cassettiera si trovava in cima ad una catasta composta da vari mobili al centro dell’annesso.

Era stata forzata dai tombaroli, che ha quando sembra l’avevano svuotata del suo contenuto originario.

All’interno Carter trovò solo quattro poggiatesta e un frammento di veste.

Fonte

Tutankhamon, i tesori della tomba – Zahi Hawass-fotografie di Sandro Vannini – Einaudi

Mai cosa simile fu fatta, Tutankhamon

AMULETO A FORMA DI CUORE

Di Franca Loi

ORO E VETRO
NUOVO REGNO – XVIII DINASTIA (REGNO DI TUTANKHAMON)
VALLE DEI RE – TOMBA DI TUTANKHAMON (KV62)
CARTER 620/67

Nella tomba di Tutankhamon Howard Carter ritrovò molti amuleti sul pavimento per cui è stato impossibile identificare la loro posizione originaria. Questo amuleto a forma di cuore fu trovato sul pavimento dell’ annesso e contiene la figura intarsiata di un airone.

L’ airone, uccello sacro, simbolo della nascita e della risurrezione, era associato al culto di Eliopoli dove veniva chiamato benu, il precursore della fenice.

Uccello Benu affresco dalla tomba di Iry-nefer a Deir el-Medina

Secondo la cosmologia eliopolitana, il benu stava in cima alla pietra Benben, che emerse a Eliopoli dalle acque primordiali in seguito alla creazione del mondo. Durante il processo di mummificazione, gli antichi egizi, per gran parte della loro storia, hanno lasciato il cuore al suo posto, poiché rappresentava l’intelligenza ed era la sede dei sentimenti del defunto. Il Libro dei Morti riferisce formule per evitare che il defunto si separi dal proprio cuore nell’aldilà.

Si suppone che il nome Benu possa derivare da wbn verbo egizio che significa “brillare”, “sorgere”: infatti, nelle raffigurazioni trovate sul Libro dei morti o in molti affreschi esso sembra sorgere dalle acque

FONTE:

  • TUTANKHAMON-IL VIAGGIO NELL ‘OLTRE TOMBA-TASCHEN
  • WIKIPEDIA
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VASO DAL COLLO LUNGO

Di Grazia Musso

Vaso dal collo lungo, Calcite e faience
Altezza 62 cm
Tomba di Tutankhamon – Carter 344
Museo Egizio del Cairo

L’alto e sottile vaso fu rinvenuto in un cumulo di oggetti collocato nell’annesso.

Il vaso, intagliato in un unico pezzo è decorato attorno al lungo collo con tre registri di triangoli che vogliono richiamare i petali di loto, ciascuno sormontato da una banda di quadretti bianchi e neri.

Il registro superiore è quello inferiore sono intarsiati con con fiance turchese scuro,

mentre quello centrale alterna intarsi di calcite e faience verde scuro.

Fonte

Tutankhamon, i tesori della tomba – Zahi Hawass – fotografia di Sandro Vannini – Einaudi

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COLLANA CON PETTORALE IN FORMA DI OCCHIO UDJAT

Di Grazia Musso

Oro, lapislazzuli, turchese, faience e paste vitree.
Altezza del pendente cm 5,7
Museo Egizio del Cairo – JE 61901

La collana fu trovata tra le bende che avvolge ano la Mummia di Tutankhamon e, secondo Carter, si tratta di un gioiello che il giovane sovrano avrebbe realmente indossato.

La sua decorazione ha un carattere soprattutto protettivo, in quanto vi appare l’occhio udjat al centro, considerato un amuleto di grande efficacia.

L’occhio, che aveva un forte valore apitropaico, era legato al mitico confronto che vide opporsi Horo, legittimo erede al trono del padre Osiride, e suo zio Seth, che aveva ucciso il fratello usurpandone la corona

Horo, che era nato dopo la morte del padre, attese di aver raggiunto la maggiore età per sfidare Seth, così da vendicare Osiride e reclamare il trono.

Nel corso del combattimento Seth strappo’ al giovane l’occhio sinistro.

Il dio Thot lo curò e lo restitui’ al legittimo proprietario

La tradizione attribuiva alla ferita inferta a Horus la caratteristica macchia che compare sulle guance del falco, identificata come la lacrima di dolore fuoriuscita dall’occhio quando questo era stato strappato dall’orbita.

Il termine, udjat con cui veniva designato l’occhio di Horus, significa ” sano, integro’ e fa riferimento proprio al fatto di essere stato curato e ricollocato al suo posto dopo l’offesa subita.

La collana è costituita da tripli fili di perle in oro alternate a quelle in faience rossa, verde e blu.

Alla collana è sospeso un elaborato pendente al centro del quale si trova l’occhio udjat, realizzato in lapislazzuli ( pupilla, contorno dell’occhio e sopracciglio) e turchese ( bianco dell’occhio e spazio sotto il sopracciglio) incastonati nell’oro.

Ai due lati si trovano le dee tutelari dell’Egitto: a destra la dea cobra Uadjet, padrona del Delta, che cinge la corona rossa , a sinistra, con le ali spiegate verso l’occhio udjat, si trova la dea avvoltoio Nekhbet che in qualità di protettrice dell’Alto Egitto reca sulla testa la corona bianca con due piume di struzzo ai lati.

Le sue zampe stringono il segno shen, il geroglifico con la corda che racchiude tutto ciò che è illuminato dal sole.

Il pendente è chiuso in basso da una barretta orizzontale decorata con un motivo a strisce verticali.

La pesantezza del pendente è bilanciata, all’estremità opposta della collana, da un contrappeso a forma di nodo isiaco tra due pilastri djed.

Fonte:

  • Tutankhamon, i tesori della tomba – Zahi Hawass, – Einaudi
  • Tesori egizi nella collezione del Museo Egizio del Cairo – F. Tiradritti – foto Arnaldo De Luca – Edizioni White Star
Mai cosa simile fu fatta, Tutankhamon

GLI USHABTI DI TUTANKHAMON

Di Grazia Musso

Lo scopo principale di una corretta cerimonia funebre era quello di permettere al defunto di raggiungere la Sala del Giudizio, dove avveniva la pesatura del cuore.

Se questo una volta posto sulla bilancia, pesava quanto una piuma di Maat, il defunto veniva accolto da Osiride nei Campi di Aaru, il luogo dei beati.

I Campi dei Beati erano la versione idealizzato di un regno terreno: lì il defunto avrebbe mangiato, bevuto e partecipato a molte delle attività che per gli Egizi erano importanti durante la vita.

Poiché l’agricoltura aveva in Egitto ruoli, centrale, ai defunti poteva essere richiesto di svolgere delle attività come arare, seminare o mietere.

Perciò, al fine di evitare che il morto passasse l’eternità a faticare nei campi veniva sepolto con alcune statuette chiamate Ushabt.

Esse rappresentano un’evoluzione della tradizione del tardo Antico Regno di porre nelle tombe statuette di servitori, figurine in pietra e argilla che rappresentavano uomini e donne nell’atto di svolgere lavori quotidiani.

All’inizio del Medio Regno queste figurine di servitori si trasformarono in elaborati modellini di panetteria, macellerie, laboratori, che includevano delle statuette in scala delle persone coinvolte nelle diverse attività.

I modellini, con il tempo, vennero usati sempre meno nelle tombe; nel frattempo, però, gli Ushabt avevano conosciuto uno sviluppo parallelo.

Statuette funerarie in esemplari singoli cominciarono ad apparire nel Primo Periodo Intermedio.

Erano fatte di cera e, fin da subito, ebbero prevalentemente la forma di mummia.

È chiaro che nelle loro prime incarnazioni, esse rappresentavano il proprietario della tomba.

Già all’inizio della XVIII Dinastia gli ushabti si erano moltiplicati, fino a essere anche più di quattrocento in una sola tomba.

Con Tutankhamon furono sepolti in tutto 413 ushabt: uno per ciascuno dei 365 giorni dell’anno, 36 per sovrintendere le settimane ( da 10 giorni ciascuna) e 13 supervisori per i mesi, da trenta giorni.

Le statuine sono fatte in molti materiali diversi, come Faience, legno, calcare, granito , calcite e quarzite , e hanno varie forme e dimensioni (da 10 fino a oltre 60 cm di altezza).

Sono tutte rappresentazioni del re come una mummia, con indosso copricapi reali o parrucche di varie fogge.

La maggior parte reca solo l’iscrizione con uno o due dei nomi ed epiteti di Tutankhamon è solo 29 recano l’iscrizione tratta dal sesto capitolo del Libro dei Morti.

Uno degli ushabti è stato trovato nell’anticamera, mentre gli altri erano nella camera del tesoro (176) e nell’annesso (236).

Originalmente, si trovavano in apposite casse.

Gli ushabti più belli sono fatti in legno e sono molto più grandi e di migliore qualità artistica rispetto agli altro.

Sei di essi erano stati donati come parte del corredo funerario del re da due suoi alti funzionari, il generale Nakhtmin è dal tesoriere Maya

Fonte:

Tutankhamon, i tesori della tomba – Zahi Hawass – Fotografie di Sandro Vannini – Einaudi

Mai cosa simile fu fatta, Tutankhamon

LE DECORAZIONI DELLA TOMBA KV62

Di Franca Loi

Una ricostruzione della camera funeraria che evidenzia le pitture parietali a fondo giallo con al centro il sarcofago.

La tomba di Tutankhamon, la cui scoperta nel 1922 da parte di Howard Carter, suscitò grande entusiasmo per l’eccezionalità dei tesori trovati, è, rispetto ad altre tombe reali, molto piccola. “Sia la modesta estensione del monumento funerario sia l’evidente rapidità con cui sono state eseguite le decorazioni, testimoniano della prematura morte (aveva 18 anni) di questo faraone salito al trono a nove anni succedendo ad Amenofi IV.”

Il sarcofago in quarzite in una foto originale di Harry Burton. Il sarcofago in quarzite e grande il coperchio di granito “erano scompagnati …altri segni della fretta con cui Tutankhamon fu deposto in quella che avrebbe dovuto essere la sua dimora per l’eternità. L’ enorme sarcofago serviva da ricettacolo ad altre tre ricchissime bare, l’ultima delle quali d’oro massiccio.”

La sensazionale scoperta colpì molto la fantasia popolare, ma gli studiosi hanno da sempre precisato che tutto il materiale ivi ammassato, a prima vista un tesoro unico, erano insieme di oggetti, sicuramente preziosi, ma provenienti da sepolture di sovrani scomparsi, per allestire velocemente il corredo funerario del giovane re. Infatti solo la camera sepolcrale è decorata da pitture, che sono giunte a noi quasi intatte. Le pareti sono rivestite di un intonaco di gesso dipinto di giallo, colore che rappresenta il divino. “La maggior parte delle figure rappresentate ha come base una griglia di venti quadrati, come si usava in epoca amarniana, anziché 18 in uso nei periodi precedenti e successivi.”

Al centro della sala il grande sarcofago in quarzite agli angoli del quale furono scolpite quattro divinità con le ali distese che proteggono il defunto: Iside, Nephti, Selqet e Neith. Si veda anche: https://laciviltaegizia.org/2022/05/03/il-sarcofago-di-tutankhamon/

Le pitture murali hanno sicuramente un significato speciale per il viaggio del re essendo tutte correlate al compimento del passaggio di Tutankhamon alla vita eterna. Le decorazioni della parete est rappresentano l’unica scena della tomba che sia in rapporto con i viventi, l’est è Infatti il dominio della vita, l’orizzonte dove si leva il sole. La sequenza delle scene, che vanno lette da destra a sinistra, inizia sulla parete più a est, dove è raffigurato il funerale del sovrano.

La mummia reale, il cui nome è scritto sopra in geroglifici, è distesa su un catafalco riccamente decorato e trainato da un gruppo di dodici alti dignitari di corte con in capo la caratteristica benda bianca del lutto.
Particolare della parete est con i cinque gruppi di uomini che trainano la mummia di Tutankhamon. I personaggi dal cranio rasato sono i Visir dell’Alto e del Basso Egitto.

La mummia reale, il cui nome è scritto sopra in geroglifici, è distesa su un catafalco riccamente decorato con festoni di fiori e trainato da un gruppo di dodici alti dignitari di corte con in capo la caratteristica benda bianca del lutto. Tra loro, nei due con la testa rasata, si riconoscono i visir dell’Alto e Basso Egitto. Al di sopra un testo geroglifico riporta le parole rituali: ‘Neb-Kheperu-Ra (Tutankhamon), Vieni in pace, o Dio protettore del paese.” Soprattutto durante il nuovo Regno questo tipo di raffigurazioni ricorre spesso nelle tombe dei ricchi, ma non si è mai riscontrato in altre sepolture reali. Da questo punto di vista la tomba di Tutankhamon è un Unicum.

Solo la sala del sarcofago ha le pareti stuccate e dipinte: lo sfondo è giallo, il colore che rappresenta il divino. Tra le raffigurazioni che la ricoprono, solo la parete Ovest descrive i cicli dei testi funerari regali (libro dell’Amduat); le altre pareti illustrano le cerimonie funebri del re e l’accoglienza che gli viene riservata dagli dei nell’aldilà. Le scene sono sempre ordinate da destra verso sinistra.

Una delle prime ricostruzioni della camera funeraria della tomba di Tutankhamon.
A destra è ben visibile la parete nord.

PARETE NORD

La parete settentrionale (nord) è divisa in tre parti e mostra il re dopo la morte. A destra è raffigurato il momento in cui Ay, con la corona blu (Khepresh) e la pelle di leopardo riservata ai sacerdoti, esegue il rito di rivificazione: ” l’apertura della bocca”del defunto faraone che è rappresentato come Osiride.

Il muro nord della camera funeraria. Foto: J. Paul Getty Trust

Tra i due è posto un tavolino dove sono sistemati gli strumenti necessari alla cerimonia. Questa scena conferma Ay quale erede del re, ma non rispetta le regole canoniche, perché Ay effettua la cerimonia, che era prevista per l’erede del trono, indossando i simboli della sovranità e sopra la sua testa si può leggere il suo nome di incoronazione che è “Keper-Keperu-Ra”.Tutto ciò ha scatenato tra gli studiosi non pochi dubbi.

L’analisi filologica di Livio Secco QUI

Valle dei Re, tomba di Tutankhamon. Il gran sacerdote Ay presiede al rito dell’ “apertura della bocca” durante il funerale di Tutankhamon.

Nella parte centrale il sovrano, è in abiti terreni, ” ovvero del re vivente giacché egli è ormai tale dopo la cerimonia de “l’apertura della bocca” ed è accolto nell’aldilà dalla dea Nut”.

Nell’ultima scena della parete Tutankhamon, affiancato dal suo Ka, la forza vitale, abbraccia Osiride il re dei defunti, con il quale egli stesso ormai si identifica.

Tutankhamon, affiancato dal suo Ka, la forza vitale, abbraccia Osiride il re dei defunti, con il quale egli stesso ormai si identifica.
La nuova piattaforma per i visitatori nella tomba di Re Tutankhamon
Foto: J. Paul Getty Trust

PARETE OVEST

Tra le raffigurazioni che ricoprono le pareti della camera funeraria di Tutankhamon solo la parete ovest allude ai cicli dei testi funerari regali. Le altre pareti rappresentano scene relative alle cerimonie funebri del faraone e all’accoglienza che le divinità gli riservano nell’aldilà. Come già ricordato nelle pareti precedenti, le scene vanno lette da destra verso sinistra. La sequenza inizia dalla parete più a est dove è descritto dettagliatamente il funerale del sovrano, e tutte sono correlate al compimento del passaggio del re alla vita eterna.

La decorazione della parete ovest è stata dedicata alla prima ora della notte, come è descritta nel testo funerario dell’ Amduat (ciò che è nell’aldilà).

La decorazione della parete ovest è stata dedicata alla prima ora della notte, come è descritta nel testo funerario dell’ Amduat (ciò che è nell’aldilà), anche se in una versione breve e incompleta. Nel registro superiore abbiamo la barca solare sulla quale viaggia il dio Khepri, come scarabeo.

Nel registro Superiore si trova la barca solare, sulla quale e rappresentato lo scarabeo Khepri, il sole nascente. Due figure maschili entrambe rappresentanti Osiride, sollevano le braccia in atto di omaggio nella sua direzione.

Khepri (parte integrante del prenome Neb-Kheperu-Ra di Tutankhamon) è identificato con il sole nascente; ai suoi lati due figure maschili, rappresentanti ambedue Osiride, gli rendono omaggio con le braccia in alto. A destra dell’imbarcazione una processione di cinque divinità dell’oltretomba: Maa, Nebtuba, Heru,, Kashu e Nehes (tre dei e due dee).

Nel registro Superiore, sulla parte destra, una processione di cinque divinità dell’oltretomba: Maa, Nebtuba, Heru,, Kashu e Nehes (tre dei e due dee).

La parte inferiore è suddivisa in sezioni che rappresentano dodici babbuini accovacciati, simbolo delle dodici ore della notte “attraverso le quali il re doveva passare per poter rinascere”

Il babbuino raffigurato nella prima casella , in alto a sinistra. Rappresenta una delle 12 ore della notte, attraverso le quali doveva passare il re per poter rinascere.
KV35 è un’antica tomba egizia scoperta nel 1898 da Victor Loret nella cosiddetta Valle dei Re . Appartiene al faraone Amenhotep II

Camera funeraria della tomba KV35:
In alto sulla destra la rappresentazione della Duat
Rappresentazione ravvicinata della Duat nella tomba KV35 nella Valle dei Re.
Figurazione del “Libro delle Porte” nella tomba (KV57) di Horemheb.

PARETE SUD

La parete sud

Le pareti della camera funeraria di Tutankhamon erano dipinte con raffigurazioni che ci sono pervenute quasi intatte. Purtroppo la porta che dava accesso alla camera sepolcrale era posizionata nella parete sud ed è quella che ha subito gravi danni a causa delle inevitabili opere di smantellamento necessarie per consentire il passaggio degli ingombranti scrigni in legno dorato ed i preziosi sarcofagi. L’equipe di Howard Carter riuscì comunque a recuperare la maggior parte dei frammenti, così da poter ricostruire la scena . Oggi, grazie a ripetuti lavori di restauro è possibile osservare il re con il copricapo Khat, che riceve la vita, sotto forma di ankh, da Hathor, signora dell’Occidente, in presenza di Anubi, divinità dell’oltretomba e della mummificazione.

L’analisi filologica di questa scena a cura di Livio Secco QUI

Immagine ravvicinata di Tutankhamon che riceve la vita sotto forma di Ankh da Hator, signora dell’Occidente

Il rito del dono dell’ankh, o dono della vita, era uno dei più importanti e indispensabili per i sovrani dell’Antico Egitto, “rappresentava come una sorta di garanzia di vita eterna e rinascita nell’aldilà; conferita al re dagli dei è basata sull’eccellenza del lavoro da lui compiuto durante la sua vita terrena per mantenere l’ordine del mondo e sconfiggere le forze della natura”.

Immagine ravvicinata di Anubi

Originariamente la scena proseguiva con la dea Iside: dietro di lei c’erano tre dei dell’oltretomba in ginocchio: “tre grandi dei, signori della duat” come precisa lo stesso Carter.

È oggi evidente che la decorazione di questa parete sia stata fatta per ultima e in fretta dopo che gli scrigni erano stati montati nella Camera Funeraria. È inoltre evidente, inoltre, la differenza, di “mano” di chi la eseguì (rispetto alle altre) anche perché le proporzioni delle figure, su questa parete, non sono basate sul canone amarniano di 20 quadrati, bensì sulla più tradizionale griglia compositiva di 18 quadrati”.

Colonne hathoriche del Tempio di Nectanebo I ad Hathor, a File

Le pitture murali della tomba di Tutankhamon hanno un significato speciale per il suo viaggio nell’oltretomba; nonostante siano scarne di contenuto e molto semplici nelle esecuzione, assumono un interesse particolare perché formano l’essenza dei concetti che riguardano l’aldilà tipici dell’epoca.

Statua di Anubi ritrovata nel lato occidentale della camera funebre di Tutankhamon.
La statua di Anubi, divinità dell’oltretomba e della mummificazione, rappresenta lo sciacallo accucciato a guardia dei tesori del suo padrone. È fatta di legno ricoperto di resina nera ed è dorato su collo e occhi (in calcite ed ossidiana) e sull’interno delle orecchie; le unghie sono invece di argento massiccio

FONTE:

  • DE AGOSTINI:VIAGGIO NELL’ EGITTO DEI FARAONI
  • SANDRO VANNINI TUTANKHAMON-IL VIAGGIO NELL’OLTRE TOMBA-TASCHEN
  • KEBLOG- ARCHEOLOGIA E ARTE
  • ZAHI HAWASS: TUTANKHAMON-I TESORI DELLA TOMBA-EINAUDI
  • ALAN GARDINER-EINAUDI- LA CIVILTÀ EGIZIA
  • STORICA-NATIONAL GEOGRAPHIC
  • WIKIPEDIA
Cose meravigliose, Tutankhamon

LA MASCHERA FUNERARIA NON È DI TUTANKHAMON?

Di Andrea Petta

(Carter 256a)

Su questo sito potete trovare già le informazioni che la riguardano ed i testi incisi; la descrizione della maschera è qui: https://laciviltaegizia.org/…/la-maschera-funebre-di…/ ed il testo inciso è qui: https://laciviltaegizia.org/…/il-testo-della-maschera…/

Volevo invece parlarvi in dettaglio di un’ipotesi – che molti di voi probabilmente conoscono – secondo cui la maschera di Tutankhamon sarebbe…di un altro.

Il principale sostenitore di questa tesi è l’archeologo Nicholas Reeves (lo stesso che ipotizza che dietro la parete nord della camera sepolcrale di Tutankhamon si nasconda la tomba di Nefertiti), ma è stata appoggiata anche da altri egittologi quali Joan Fletcher – e fermamente respinta da altri, come Zahi hawass.

Da dove parte questa intrigante ipotesi?

Innanzitutto sappiamo che la maschera, che pesa ben 11 chilogrammi d’oro, non è formata da un unico pezzo: La maschera infatti è formata da almeno otto parti diverse, unite da rivetti, in due leghe diverse d’oro, entrambe ad alta caratura (parliamo di > 23 carati per la “base” e 18-23 carati per le finiture), leggermente più fredda per viso e collo, più calda per il resto della maschera.

Il volto è sicuramente il suo, congruo con la prima e la terza bara nonché con le statue-guardiano all’ingresso della camera sepolcrale. Le iscrizioni sul retro della maschera (Capitolo 151 del Libro dei Morti) riportano invece tracce di manipolazione o correzione dei cartigli di Tutankhamon, che lasciano intravedere un secondo nome inciso sotto.

Una foto “traditrice”: la barba cerimoniale è già spezzata mentre la maschera è ancora sulla mummia di Tutankhamon – probabilmente rotta durante i primi tentativi di liberare la mummia dalla massa bituminosa versata nella terza bara
Lo stesso Burton ci testimonia il distacco della barba cerimoniale e dei collari in dischi d’oro e faience

I danni alla maschera sono evidenti soprattutto nella decorazione di pasta vitrea blu sul nemes, staccatasi in diversi punti (dovuta alla difficoltà di liberarla dalla massa bituminosa in cui era avvolta la terza bara), ma ci sono anche due fori nella parte anteriore destra praticati nell’antichità. L’ipotesi più accreditata è che siano stati fatti per legare il flagello in posizione al momento della cerimonia della “Apertura della Bocca” quando la mummia del Faraone defunto doveva essere posizionata in piedi (come raffigurato sulla parete nord della tomba).

I fori sul lato destro della maschera attraverso cui era stata passato un filo per tenere alto il flagello regale

Un terzo danno nella parte posteriore – apparentemente dovuto ad un urto o una caduta – ha fatto sospettare che qualche incidente sia avvenuto durante la cerimonia funebre (non sorprendentemente visto il peso dei singoli elementi e lo strettissimo spazio a disposizione).

Nel 2014, sostituendo una luce della teca in cui era esposta, la maschera è caduta staccando nuovamente la barba; sono stati necessari due interventi di restauro per ri-posizionarla.

Le analisi fotografiche recenti hanno portato alla conclusione che la maschera sia stata modellata martellandola a freddo e rivettando o saldando le singole parti, che risultano essere:

– Il pannello frontale

– Il pannello posteriore

– L’ureo e l’avvoltoio sulla fronte

– Il viso

– Le due orecchie

– La barba

– Il collare

Le diverse parti che compongo la maschera
L’interno della maschera con le parti separate saldate o rivettate

Secondo Reeves, anche se il viso separato era una caratteristica costruttiva confermato anche da altri ritrovamenti, il fatto che il contorno occhi/sopracciglia sia in lapislazzuli invece che pasta vitrea come il nemes e la lega leggermente diversa del volto suggerirebbero una possibile modifica del “destinatario” della maschera.

Un elemento critico parrebbero essere i due dischi d’oro originariamente posti sui fori dei lobi della maschera, così come sulla terza bara. Tutankhamon aveva i lobi forati, come mostrato nella famigerata testa che emerge dal fiore di loto; allora perché coprire i fori?

I due dischi che chiudevano i fori sui lobi delle orecchie della maschera funebre

Solo tre Faraoni sono rappresentati con gli orecchini: oltre a Tutankhamon, solo Amenhotep I e Ramses II – ma in tutti e tre i casi sono raffigurati fanciulli. Se ne dedurrebbe che per i maschi adulti non fosse conveniente mostrarsi con gli orecchini. Un’ipotesi prevede quindi che la terza bara e la maschera siano stati preparati quando Tutankhamon era ancora un ragazzino all’ascesa al trono, e successivamente i fori ai lobi delle orecchie siano stati coperti. L’ipotesi sarebbe però in contrasto con il fatto che entrambi siano modellati per un adulto.

Un’altra ipotesi considera invece che la maschera sia sitata preparata per una donna e che la parte del volto sia stata “estratta” e sostituita con le sembianze di Tutankhamon. A sostegno di questa ipotesi Reeves cita lo scarabeo in resina (Carter 256q) – che probabilmente sostituì lo scarabeo del cuore – la cui collana è in oro riutilizzato, e le fasce dorate che avvolgevano la mummia del Faraone. Entrambi hanno inciso sul loro lato inferiore il cartiglio di Ankhe(t)perure Neferneferuaton, lo sfuggente personaggio che sarebbe salito al trono dopo Akhenaton e Smenkhare, prima di Tutankhamon.

Lo scarabeo in resina probabilmente usurpato per Tutankhamon
Le fasce dorate le cui bande inferiori riportano i cartigli di Neferneferuaton

Marc Gabolde nel 1998 ha trovato una frase associata a Neferneferuaton, “Colei che è di beneficio per suo marito”, che secondo Reeves e Gabolde stesso identificherebbe questa figura regale come Nefertiti.

L’identificazione di altri oggetti nella tomba che non apparterrebbero al corredo originale di Tutankhamon sembrerebbe rafforzare questa ipotesi. I contenitori dei vasi canopici, di sembianza femminile, i piccoli sarcofagi all’interno che contenevano gli organi interni del Faraone, che non hanno le figure delle dee alate (simbolo faraonico) e i cui cartigli all’interno sembrerebbero mostrare al di sotto, sovraincisi, i cartigli Neferneferuaton. Il nome Neferneferuaton è inoltre compatibile con ciò che si intravede sotto i cartigli modificati sul retro della maschera.

Il cartiglio modificato visibile sulla parte laterale della maschera
Ricostruzione del cartiglio sovrainciso: Ankhe(t)perure Neferneferuaton

Le figure rappresentate sui contenitori in alabastro dei vasi canopi hanno sembianze decisamente femminili

Uno dei sarcofagi canopici contenete gli organi interni del Faraone: mancano le dee alate sui fianchi; secondo Reeves un indizio che furono preparati per un co-reggente

L’analisi completa delle modifiche al cartiglio della maschera funeraria a cura di Livio Secco QUI

L’ipotesi di Reeves, quindi, è che la maschera funebre sia stata inizialmente cesellata per Nefertiti nel suo ruolo di co-reggente di Akhenaton, probabilmente con i suoi tipici orecchini a bottone, e che in un secondo tempo siano stati asportati il viso (rimodellato sulle fattezze di Tutankhamon) e le orecchie (i cui lobi forati sono stati coperti da un disco d’oro) prima di riapplicarli alla maschera stessa.

La ricostruzione di Reeves dell’ipotetica maschera originale unendo l’immagine del busto di Nefertiti a Berlino

Un’ipotesi intrigante, che probabilmente continuerà a dividere gli archeologi ancora per molto.

FONTI:

  • Nicholas Reeves, The Gold Mask Of Ankhkheperure Neferneferuaten. Journal of Ancient Egyptian Interconnections, 2015
  • Nicholas Reeves, Tutankhamun’s Mask Reconsidered. Bulletin Of The Egyptological Seminar, 2015
  • Nicholas Reeves, The Complete Tutankhamun, 1998
  • The Griffith Institute, Tutankhamun: Anatomy of an Excavation. The Howard Carter Archives