Amarna, “COSE (ANCORA PIÙ) MERAVIGLIOSE”, XVIII Dinastia

LE TAVOLETTE DI AMARNA

Con il nome di Tavolette di Amarna o Lettere di Amarna vengono indicate 382 tavolette in legno di cedro ricoperte di argilla e incise a caratteri cuneiformi.

Di queste, circa 300 furono trovate nel 1887 – secondo la “tradizione” scoperte per caso da una contadina egiziana – nell’area dell’antica capitale del faraone Akhenaton – Akhetaton – ora chiamata Tell el-Amarna.

Una ricostruzione di Akhetaton al suo massimo splendore

È invece storicamente vero che alcune tavolette furono mandate da tale Oppert in Francia, dove furono bollate come falsi. Anche al Cairo Grebaut, all’epoca capo del Dipartimento delle Antichità, le dichiarò di nessun valore. Furono quindi portate in sacchi di iuta a Luxor con splendidi risultati sulla conservazione di molte di esse. Ciò che era sopravvissuto al viaggio fu messo in vendita al Cairo l’anno successivo; al rifiuto da parte del British Museum di acquistarle, se non in minima parte, la maggior parte delle tavolette prese la strada per Berlino, mentre una serie ritrovata successivamente da Petrie quattro anni dopo rimase al Museo Egizio del Cairo.

Sono spesso sconosciuti sia il mittente che il destinatario delle missive: i loro nomi venivano impressi sui bordi delle tavolette che il tempo (ed il viaggio fino a Luxor…) ha sbriciolato. La datazione aiuta poco perché viene indicata come “Anno X del regno” come sempre nell’Antico Egitto.

La lingua usata è il cuneiforme accadico, lingua di provenienza assiro-babilonese utilizzata all’epoca come lingua franca nei rapporti diplomatici in tutto il Medio Oriente. È però adattata alle esigenze diplomatiche ed ai dialetti locali.

Dai personaggi coinvolti e citati si viene a sapere che il periodo in cui furono scritte abbraccia il regno di due faraoni: quelli di Amenhotep III e del figlio Amenhotep IV/Akhenaton, il che crea diversi grattacapi: se fosse stata la corrispondenza della famiglia reale ad Akhetaton vorrebbe dire che Amenhotep III era vivo all’epoca della sua costruzione, alimentando le ipotesi sulla co-reggenza dei due Faraoni (ipotesi apparentemente accettata da Petrie stesso).

Flinders Petrie e la sua immancabile fotocamera

Il tono delle lettere cambia nel tempo: sotto Amenhotep III sono lettere cordiali, richieste di doni (“Nel paese di mio Fratello (il Faraone) l’oro abbonda come la sabbia…”). Sotto Akhenaton diventano lamentele per l’abbandono dei piccoli regni a loro stessi, le richieste diventano di soldati e di armi. Re Ribaddi di Byblos è il più “pressante” essendo il più vicino al Regno dei Mitanni ed il primo a subire incursioni e razzie.

Rimane sconosciuto il motivo della loro conservazione ad Akhetaton: erano documenti di archivio dimenticati al tempo dell’abbandono della città, o vecchie missive già tradotte e divenute inutili? In ogni caso, rappresentano un’insostituibile testimonianza di quali fossero i rapporti politici e commerciali dell’epoca in quel territorio.

La loro importanza è fondamentale da un punto di vista storico per capire la politica estera egizia ed i rapporti con i sovrani locali, per lo più piccoli regni autonomi sotto il protettorato egiziano. I piccoli re siro-palestinesi erano legati al sovrano egizio da un semplice giuramento di fedeltà mentre un controllo più diretto avveniva attraverso tre “province”: Amurru (sulla costa fenicio-libanese), Ube (all’interno della Siria) e Canaan (ovvero la Palestina). Frequentissime le richieste di doni e ricchezze all’Egitto che viene considerato una sorta di Eldorado.

I principali “giocatori” sulla scacchiera siro-palestinese del XIV secolo BCE. E’ triste pensare che più di tre millenni dopo non ci sia ancora pace nella Regione.

Doverosi i matrimoni politici: Amenhotep III accolse nel suo harem Gilukhipa, principessa di Mitanni giunta in Egitto con un seguito di 317 ancelle descritte come autentiche “meraviglie”. Venticinque anni più tardi, il re Tushratta inviò sua figlia Tadu-Kheba (Tadu’heba o Tadukhipa) con un seguito di 270 donne e 30 uomini, oltre a consistenti doni. Secondo diversi studiosi sarebbe lei Nefertiti, la “Bella che viene da lontano”.

La Tavoletta 19 di Tushratta di Mitanni: annuncia il matrimonio diplomatico di Tadukhipa (Nefertiti?) con Amenhotep III con tutti i doni inviati. La parola “oro” ricorre ben 21 volte. Ora al British Museum

Furono tutti però matrimoni “a senso unico”: mai una principessa di sangue reale egizia fu mandata in sposa in un Paese straniero: troppo forte la paura che fosse poi messa in discussione la successione.

Una delle tavolette amarniane (EA290) appare particolarmente interessante: Abdi-Heba di Gerusalemme (Ú-ru-sa-lim), infatti, chiede aiuto al sovrano egizio contro i “Khabiru” che stanno invadendo alcune città cananee.

La parte superiore della Tavoletta 290 inviata da Abdi-Hepa di Gerusalemme ad Akhenaton con la citazione degli Habiru. Conservata al Museo dell’Asia Anteriore di Berlino

Khabiru, o anche Habiru o Apiru, è un nome già comparso precedentemente nella storia egiziana: sotto Thutmose III sono indicati come “vignaioli” ed Amenofi II ne catturerà 3.600 durante una battaglia con i Mitanni. Nel caso della tavoletta amarniana, sembra si tratta di fuoriusciti egiziani che tentano di stanzializzarsi o di rientrare in Egitto.

Diversi studiosi vedono negli Apiru, o Khabiru, gli Ebrei. Altri ritengono di poter individuare con tale nome non un popolo, bensì una sorta di classe sociale, quella, appunto, degli immigrati o dei rifugiati, privi, cioè, di una connotazione etnica unica e di un proprio territorio, che si riunivano in bande armate per saccheggi locali.

Inutile dire che soprattutto sulle Tavolette che menzionano gli Habiru (o “Habiru Sagaz”) il confronto tra gli archeologi e gli storici è molto serrato…

Amarna

IL BUSTO “GEMELLO” DI AKHENATON

Busto di Akhenaton ricomposto dal Museo di Berlino
Busto di Akhenaton frammentario, da Tell el-Amarna
Nuovo Regno, XVIII Dinastia – Ca.1351-1334 a.C.
Neues Museum Berlino, Inv. ÄM21360
Donato da James Simon (mecenate ebreo, finanziatore della spedizione di Borchardt)

IL BUSTO « GEMELLO » DEL BUSTO DI NEFERTITI A BERLINO

Mi è capitato recentemente di rivedere in rete un busto di Akhenaton molto noto ed importante.

Si tratta di un busto conservato al Neues Museum di Berlino, che reca il numero di inventario ÄM 21360.

Questo busto fu trovato poco prima di quello famosissimo della regina Nefertiti nell’officina dello scultore Djehutymose (o Tuthmose nella versione grecizzante), più precisamente nell’abitazione P47.2, in cui rividero la luce molte altre sculture magnifiche.

Borchardt descrisse così la scoperta nel suo diario: « Nella stanza d’angolo della casa, all’angolo NE, probabilmente la stanza accanto all’ampia sala, per il momento ancora senza numero, giace un busto colorato a grandezza naturale del re, rotto in 5 pezzi e non del tutto completo. Purtroppo il volto è piuttosto malconcio. Sono conservati il petto, parte del braccio, il collo, il viso e la parrucca”

Il busto del sovrano era l’unica scultura dipinta assieme a quella di Nefertiti e rappresenta , assieme a quella scultura, una coppia straordinaria. Era probabilmente anche l’unica scultura completa tra i vari calchi e modelli conservati nello studio dello scultore ed era ricoperta di foglia d’oro, che la rendeva un pezzo unico e prezioso, addirittura più prezioso ed elaborato del magnifico busto della regina, oggi a Berlino. Probabilmente la foglia d’oro fu asportata nell’antichità, e questo giustifica i danni e le abrasioni in alcuni punti, e il volto fu danneggiato volontariamente a causa della damnatio memoriae, il che rende ancora più incredibile il fatto che il busto di Nefertiti non abbia ricevuto lo stesso trattamento.

Busto di Akhenaton frammentario (prima della ricomposizione con o frammenti della bocca e dell’arcata sopraccigliare). Da Tell el-Amarna,
Nuovo Regno, XVIII Dinastia – Ca.1351-1334 a.C.
Neues Museum Berlino – Inv. ÄM21360
Donato da James Simon (mecenate ebreo, finanziatore della spedizione di Borchardt)

Sembra che il busto sia stato ulteriormente danneggiato durante la II guerra Mondiale, durante in trasporto in un luogo per proteggerlo dai bombardamenti.

Secondo gli esperti, nessuno dei due busti (del sovrano e della regina) era destinato ad un contesto funerario, bensì ad un tempio o ad un palazzo.

Il busto presenta molte similitudini con un altro busto di Akhenaton oggi conservato al Louvre, E11076. (https://collections.louvre.fr/en/ark:/53355/cl010006986 ). Anche quest’ultimo presenta ancora delle tracce di colore e nell’insieme il volto è meglio conservato. Per il busto di Berlino sembrerebbe certa la mano di uno scultore esperto come Djehutymose e non di un allievo. La bocca mostra infatti una maestria esecutiva unica (e, a mio parere, molte similitudini con la bocca in diaspro giallo conservata al MET inv. 26.7.1396 https://www.metmuseum.org/art/collection/search/544514).

Busto di Akhenaton del Louvre I- nv E11076
Foto Wikipedia

A Berlino i vari pezzi del volto di Akhenaton sono stati ricomposti: 15 in totale, mentre 5 (parte dell’orecchio) non sono stati ancora assemblati.

Le immagini del busto sono presenti in rete in due versioni: (anche nel sito del museo) una antecedente al restauro e l’altra con la bocca e parte dell’arcata sopraccigliare di sinistra ricomposta.

Una possibile ricostruzione del busto di Berlino é stata proposta da Dimitri Laboury, Maud Mulliez, François Daniel in « Étude du buste d’Akhénaton du musée du Louvre par restitution 3D polychrome » https://hal.science/hal-03153335v1/document.

Confronto tra una ricostruzione 3D dei due busti di Berlino ÄL21360 (la foto presenta un refuso nel numero di inventario) e del Louvre E11076.. Da: Dimitri Laboury, Maud Mulliez, François Daniel in « Étude du buste d’Akhénaton du musée du Louvre par restitution 3D polychrome » https://hal.science/hal-03153335v1/document.

Se fosse attendibile, mostrerebbe che i busti di Berlino e di Parigi sono identici!

Fonti e Link di approfondimento:

Amarna, XVIII Dinastia

IL VERO VOLTO DI AKHENATON

Nelle mie ricerche sui documenti di scavo dei primi del Novecento, ho trovato altri due calchi/maschere davvero eccezionali provenienti da Amarna. Si tratta di reperti importantissimi che consentono di fugare alcuni dubbi.

IL PRIMO CALCO

Calco del viso di Akhenaton
Gesso
CG 753, Museo del Cairo

Il primo calco di cui parlerò fu trovato da Flinders Petrie nel 1892 durante gli scavi ad Amarna, condotti assieme a Howard Carter. È attualmente conservato al Museo del Cairo con il numero di inventario CG 753, ma non è in esposizione. Secondo Petrie si tratta senza ombra di dubbio del calco post-mortem del volto di Akhenaton.

Questo calco proverebbe che Akhenaton era un uomo (contraddicendo alcune teorie che vogliono Akhenaton di sesso femminile) e che aveva dei tratti assolutamente normali, a riprova del fatto che i ritratti esasperati del primo periodo di Amarna sono soltanto una scelta stilistica.

Ecco il suo avvincente racconto:

IL SECONDO CALCO

Ed eccoci all’ultima maschera del gruppo Akhenaton/Nefertiti.

Maschera in gesso da Tell el Amarna
H 17 cm
Inv JE 59289. Museo del Cairo

Anche questa maschera o calco proviene degli scavi a Tell El Amarna nel 1932/33 dell’egittologo britannico J.D.S. Pendlebury e fu trovata assieme al calco (probabile) del volto di Nefertiti, nr inv. JE 59288 (ne parlo qui: https://laciviltaegizia.org/…/il-vero-volto-di-nefertiti/)

Trovata nelle abitazioni 0.47.16a e 0.47.20, questa maschera-modello presenta molti tratti in comune e un’estrema somiglianza con i ritratti di Akhenaton. Si tratta sicuramente di un modello che serviva da base per dei ritratti successivi.

Secondo Pendlebury e altri studiosi, questa maschera rappresenta Akhenaton.

Fonti:

  • J.D.S. Pendlebury “PRELIMINARY REPORT OF THE EXCAVATIONS AT TELL EL-‘AMARNAH, 1932-1933”.

Approfondimenti:

Amarna, Nefertiti, XVIII Dinastia

IL VERO VOLTO DI NEFERTITI

Studiando dei documenti relativi agli scavi ad Amarna dei primi del Novecento, mi sono imbattuta in una foto eccezionale che non avevo mai visto prima.

Ebbene questo dovrebbe essere il calco del volto (probabilmente post-mortem) della bellissima regina Nefertiti.

È proprio questo quindi il vero volto della Regina più famosa della storia egizia? Il calco mostra sicuramente una fortissima somiglianza con i vari ritratti della Regina a noi pervenuti, tra cui il busto di Berlino.

Il calco si dovrebbe trovare al Museo del Cairo, il numero di inventario è il J59288 (grazie a Nico Pollone per l’aiuto).

La foto proviene dalla pubblicazione degli scavi a Tell El Amarna dall’egittologo britannico J.D.S. Pendlebury.

Ecco cosa scrive Pendlebury in merito alla scoperta di questo reperto eccezionale:

Fonte:

Amarna, Nefertiti

TESTA DI NEFERTITI

Nuovo Regno, Diciottesima Dinastia, regno di Amenhotep IV – Akhenaton
Dimensioni (senza lo zoccolo): 33,7 x 19,5 x 23,5 centimetri
Folkwang Museum, Essen (Germania) (inv. P 100)

Testa in calcare cristallino di Nefertiti, da Tell el-Amarna

Questa testa, dalle dimensioni quasi reali, probabilmente decorava una delle quattordici stele confinarie reperite a Tell el-Amarna. I cippi furono eretti da Akhenaton (1377 – 1358 B.C.) dopo aver trasferito la propria residenza da Tebe alla nuova città di Akhetaton, sul sito dell’odierna Tell el-Amarna.

La testa cinge un copricapo-corona che si innalza ripido fino ad una cima piatta, un oggetto caratteristico nelle raffigurazioni di Nefertiti e a lei riservato.

Il viso, piuttosto danneggiato, ha perduto il mento, parte della bocca, il naso e l’orecchio destro.

La scultura vista lateralmente; sono evidenti i danni da essa riportati.

L’ureo al centro della fronte, sul corpo della corona, è stato anch’esso severamente danneggiato e strappato.

Una corona simile, come è noto, è indossata dal celeberrimo busto dipinto di Nefertiti che può essere ammirato nella collezione egizia dello Staatliche Museen di Berlino e che fu scoperto da Ludwig Borchardt nel 1912, durante la campagna di scavi ad Amarna, nell’atelier dello scultore Tuthmose.

Un raffronto col celeberrimo busto di Berlino

La pregevole scultura è stata acquisita dal Folkwang Museum nel 1961, nell’ottica dell’ampliamento della sua collezione archeologica.

Riferimenti

Kopf der Nofretete – Folkwang Museum, Essen

https://sammlung-online.museum-folkwang.de:443/…/eMuseu…

Amarna, Tombe

LA TOMBA REALE DI AMARNA

TA26

Di Francesco Volpe

TA26 (Tomb of Amarna 26) è la sigla che identifica una delle Tombe dello wadi reale ubicate nell’area dell’antica Akhetaton, oggi nota come Amarna, capitale voluta e costruita dal faraone Akhenaton della XVIII dinastia.

Si ritiene fosse stata predisposta come sepoltura del sovrano e della sua famiglia.

La tomba venne scoperta nel 1890-1891 dall’archeologo italiano Alessandro Barsanti; l’ingresso, di circa 3,20 m, si trova a livello del terreno ed è rivolto a est, verso il sorgere del sole. La planimetria è inusuale per l’area amarniana e si sviluppa in un corridoio lungo 28 m, in ripida pendenza, che presenta due altrettanto ripide scalinate (una all’ingresso -“A” in planimetria- e l’altra -“C”- che precede un pozzo verticale) al centro delle quali è ricavato uno scivolo, con l’evidente scopo di agevolare il trasporto del sarcofago e delle suppellettili funerarie. A circa metà del corridoio superiore (lettera “B” in planimetria) si apre l’accesso a un primo appartamento laterale non rifinito e non ultimato (numeri romani da I a VI in planimetria).

Aton è l’unico soggetto non preso a martellate, poiché secondo il popolo egizio è colpa del faraone (il tramite degli dei) far sì che regni l’ordine cosmico sul egitto.

In una stanza (IV) vennero rinvenuti i frammenti di una stele rappresentante il re, la regina e due principesse in adorazione di Aton. Sulla parete opposta a quella in cui si apre l’accesso al primo appartamento si rileva l’impronta di una porta, solo accennata e non proseguita oltre il semplice lavoro di tracciatura, a indicare la volontà di predisporre evidentemente un altro appartamento funerario. Poco prima della seconda rampa (“C”) si apre un secondo appartamento, detto “di Maketaton”, costituito da tre camere (lettere greche “α”, “β” e “γ”); anche in questo caso, sulla parete opposta all’ingresso esiste tracciatura di porta non realizzata.

Sala della famiglia reale.

Immediatamente dopo l’accesso all’appartamento di Maketaton (“C”) si sviluppa la seconda scala che termina in un vestibolo (“D”), originariamente intonacato e decorato, ma di cui oggi non restano che labili tracce[N 8], occupato da un pozzo verticale di sicurezza profondo 3 m[N 9]. Ancora distinguibile (n. 1 in planimetria) la scena rappresentante una donna (forse la principessa Maketaton) sovrastata da testi illeggibili[6]. Immediatamente dopo il vestibolo si apre la camera funeraria con soffitto retto da due pilastri.

La camera funeraria

In origine, l’accesso alla camera era ostruito da un muro di mattoni in calcare che vennero utilizzati per riempire il pozzo antistante all’atto dell’esumazione del corpo dell’occupante per agevolare l’estrazione del sarcofago e/o delle suppellettili funerarie. Proprio tale operazione conferma che la tomba venne occupata verosimilmente da Akhenaton (e/o altri appartenenti alla famiglia reale) e che il corpo venne solo successivamente traslato in altra sepoltura.

Camera funeraria di Akhenaton (E), ancora visibile è la posizione in qui si trovava il sarcofago del sovrano

La camera (“E”), di forma sostanzialmente quadrata con lato di 10 m circa e un’altezza di 3,5 m, è circondata, su tre lati, da una piattaforma alta circa 30 cm su cui si innestano due pilastri; in un angolo della parete est si era evidentemente iniziato lo scavo di un altro appartamento (“F”) i cui lavori vennero interrotti. I rilievi e le rare iscrizioni, pure esistenti nella camera funeraria, vennero danneggiati a colpi di martelli verosimilmente poco dopo la morte del re: si distinguono oggi, a malapena, scene di offertorio (cibi, bevande e fiori) ad Aton da parte del re, della regina e della famiglia reale.

Il sarcofago ritenuto secondo alcuni studiosi di Akhenaton, rinvenuto in una tomba secondaria della Valle dei Re (KV55). Vedi anche: LA TOMBA KV55

L’appartamento di Maketaton

Al termine del corridoio (“B”), e prima della seconda rampa di scale (“C”), si apre il cosiddetto “appartamento di Maketaton”, unica parte della TA26 in cui è ancora possibile ravvisare sia pure solo tracce di dipinti parietali, peraltro molto ben visibili all’atto della scoperta, e noti grazie alle copie eseguite nel 1894. La denominazione deriva dall’essere le scene correlate evidentemente alla morte della principessa, secondogenita di Akhenaton e Nefertiti verosimilmente durante un parto. Si tratta di tre locali (lettere greche “α”, “β” e “γ” in planimetria): la stanza “α”, di forma quadrata con lato di 5,5 m e altezza di 3 m, presenta tutte le pareti originariamente decorate. Sulla parete ovest, ove si apre l’ingresso, su sette registri sovrapposti i resti di processioni di stranieri; poco oltre il re, la regina e quattro principesse, soldati, funzionari e seguaci venerano Aton. Seguono, su nove registri soldati neri, libici e asiatici con carri. Su altra parete, nella parte superiore la famiglia reale in lutto e seguaci dinanzi ad Aton. Nella parte inferiore scena di lamentazione sul corpo di una donna (non ne è indicato il nome) distesa su un catafalco; il re e la regina sono riconoscibili dai copricapi che li contraddistinguono, in particolare Nefertiti per l’alta corona tronco-conica. Akhenaton stringe il polso della regina quasi a cercarne conforto per il proprio dolore. All’esterno della camera rappresentata sono presenti personaggi, tra cui il visir riconoscibile per il lungo abito, a loro volta in atto di compianto. Sulla parete adiacente il re, la regina, le principesse Merytaton, Maketaton e Ankhesepaaton adorano Aton nel cortile del tempio mentre una scorta militare e alcuni carri attendono al di fuori dei piloni templari; in basso sulla parete il disco solare Aton sovrasta scene con struzzi, gazzelle e altri animali nel deserto. Su altra parete su sette registri soldati neri e asiatici; nell’angolo est di questo locale Barsanti rinvenne frammenti del sarcofago di granito rosso della principessa Maketaton con cartigli di re Amenhotep III e Amenhotep IV.

La camera successiva, “β”, è priva di qualsiasi decorazione parietale e si suppone fosse destinata a contenere suppellettili funerarie.

La camera “γ”, verosimilmente prevista come camera funeraria dell’appartamento di Maketaton, è nota anche come “camera delle scene di lamentazione”; si tratta della più piccola delle tre (circa 3,5 m2, con un’altezza di 1,80 m) ed è di forma irregolare trapezoidale. Sulle pareti: scena di lamentazione (da cui il nome della stanza) simile a quella esistente nella camera “α”; su tre registri (molto danneggiati) il re e la regina affranti dinanzi al corpo della principessa Maketaton (questa volta, al contrario della precedente rappresentazione, ne viene indicato il nome) unitamente a due principesse.

Scene di Lamentazione.
(A sinistra la figlia appena morta sotto forma di statua)
(A destra la coppia reale piegata dal dolore, a seguito le figlie della coppia reale che anch’esse piangono).

Mentre fuori dalla porta del locale rappresentato sono visibili altri personaggi in atto di lamentazione, poco discosto dal catafalco funebre un personaggio femminile, evidentemente una balia, regge tra le braccia un bambino il cui alto rango a Corte viene sottolineato dalla presenza di un portatore di flabello a lui dedicato. Sulle pareti adiacenti la principessa Maketaton su un altare e il re e la regina, con tre principesse, seguiti da cortigiani e dolenti recanti offerte funebri. Su altra parete resti di scene comprendenti offerte.

Ritrovamenti

All’interno della TA26 venne rinvenuti numerosi frammenti di sarcofagi, non bastevoli a un’eventuale ricostruzione. Un angolo in granito rosso relativo a una principessa, con una testa di regina in bassorilievo si trova oggi al Ägyptisches Museum und Papyrussammlung di Berlino (cat. 14524); un frammento di coperchio in alabastro, con il bassorilievo di un avvoltoio è oggi al Cairo (cat. 18492). Da pochi frammenti in granito rosso, infine, si è proceduto alla ipotetica ricostruzione di quello che potrebbe essere stato il sarcofago del re (oggi nell’area antistante il Museo egizio del Cairo).

Il sarcofago in pietra di Akhenaton fu fatto a pezzi quando la tomba fu riaperta da Tutankamon per il rito di sepoltura del predecessore, che poi il contenuto fu spostato nella piccola tomba kv55.

Fonte testo e mappa:

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Tomba_reale_di_Akhenaton

Fonte immagini: Il tesoro segreto di Tutankamon and google

Amarna, Palazzi

SPLENDORI DI AMARNA

Di Patrizia Burlini

Clara Siemens, acquarello
Tavola XI, fig 34 da « Encyclopaedia of Colour Decoration from the Earliest Times to the Middle or XIXth Century », Berlin, 1928

Spesso ci chiediamo come dovevano apparire i palazzi egizi. I palazzi di Malqata e Akhetaton erano un tripudio di colori, che possiamo ammirare ancora in alcuni frammenti e ricostruzioni moderne.

Durante gli scavi del 1891-1892 ad Akhetaton, Flinders Petrie, di cui potete leggere QUI la storia, scoprì nel Grande Palazzo Reale un intero pavimento decorato, di circa 78 mq, oggi conservato al museo del Cairo, appartenente alla Sala E (vedere pianta).

Pianta della porzione del Great Palace in cui è visibile la stanza E

Per proteggerlo dagli eventi atmosferici e dagli scavi dei tombaroli, Petrie vi costruì sopra un riparo e creò un percorso intorno ad esso affinché fosse possibile ammirarlo senza danneggiarlo. Per qualche incomprensibile ragione, la protezione fu demolita il 1 febbraio 1920 e il pavimento fatto a pezzi dagli abitanti locali. Fu in seguito pazientemente restaurato e ricomposto così com’è possibile ammirarlo oggi. Incredibilmente, il restauro non seguì esattamente i disegni di rilievo di Petrie e la posizione dei pezzi non é sempre accurata. Come se non bastasse, alcuni pezzi, ad esempio quelli rappresentanti i prigionieri, furono posizionati al contrario e si trovano oggi in posizione opposta rispetto a come dovrebbero essere.

Pavimento sala E conservato al Museo del Cairo
Pavimento con i prigionieri mediorientali e nubiani
Da questa ricostruzione si nota che i prigionieri sono stati ricomposti al contrario

Nelle foto del post, oltre al pavimento originario, é possibile ammirare uno splendido acquarello con la ricostruzione delle decorazioni sul pavimento , chiamato pavimento Nr 2- eseguita da Clara Siemens nel 1928. La posizione della colonne palmiformi è rappresentata dai cerchi grigi.

La piscina pullula di pesci e vengono rappresentati uccelli in volo e piante di vario tipo. Dei bouquet floreali, con quelli che sembrano dei coni profumati, sono presenti nel perimetro e, in basso, è rappresentata una fila di prigionieri di origine africana e Mediorientale che sarebbero stati opportunamente calpestati .

Pavimento con uccelli e piante acquatiche
Pavimento con uccelli e piante

Il pavimento in situ con la protezione creata da Petrie

Un dettaglio del pavimento fotografato da Jacqueline Engel è stato pubblicato QUI

Mi auguro che la nuova collocazione al GEM consenta una migliore esposizione di questo capolavoro, che sicuramente necessita di essere restaurato, ricomposto e valorizzato per essere restituito allo splendore originario.

Pavimento in gesso decorato proveniente dal Grande Palazzo di Akhetaton, conservato al Museo Egizio del Cairo.

XVIII Dinastia

Fonti:

Tavola XI, fig 34 da « Encyclopaedia of Colour Decoration from the Earliest Times to the Middle or XIXth Century », Berlin, 1928

Weatherhead, F., ‘Painted Pavements in the Great Palace at Amarna’, The Journal of Egyptian Archaeology, 78 (1992), p. 179 fn.

Fran Weatherhead , Painted Pavements in the Great Palace at Amarna, The Journal of Egyptian Archaeology

Vol. 78 (1992), pp. 179-194

Amarna, Mai cosa simile fu fatta

LE STELE DI FRONTIERA DI AKHETATON

Di Franca Loi

Posizione di Akhetaton, a metà strada tra Menfi e Tebe.

Tra il quarto e quinto anno del suo regno Amenhotep IV muto’ il suo nome in Akhenaton “Splendore di Aton”, poi lasciò Tebe, capitale consacrata ad Ammone, e si stabili’ in una nuova capitale da lui fatta edificare in un luogo libero dall’ appartenenza a qualsiasi divinità. Ora il suo nome è Amarna.

Mappa del sito di Amarna ( Akhetaton ) con indicazione dell’ubicazione delle stele di confine intorno al sito.

La città, che venne chiamata Akhetaton “Orizzonte di Aton”,era situata tra Tebe e Menfi in un’area pianeggiante delimitata dal Nilo e da un semicerchio di rilievi. La città non aveva mura; ma Akhenaton ne fece delimitare i confini con 16 stele, 3 sulla riva occidentale del Nilo e 13 su quella orientale. Queste stele, che Flinders Petrie indicò con le lettere dell’alfabeto, raccontano le fasi della fondazione della città e informano pubblicamente sulle intenzioni del faraone e la natura del sito come luogo sacro per Aton. Fu forse per sottolineare il suo allontanamento da ogni divinità, dal clero amoniano e il suo proposito di allontanarsi definitivamente da Tebe, che fece scolpire sulle Stele il giuramento di mai “sconfinare in eterno”.

Ma il giuramento di non ampliare mai il territorio dell’Aten, secondo Gardiner, resta un mistero. Significa “

<forse che da principio i suoi dissensi con il clero di Amon-Ra furono composti amichevolmente accontentandosi egli di vivere e adorare il suo Dio a proprio modo in un luogo di propria scelta? ……Il re pensa (anche) alle eventualità di trovarsi, lui e la sua famiglia, in un’altra città nell’ora della morte”.

Le stele hanno praticamente tutte lo stesso testo, anche se esistono due versioni delle iscrizioni, una più ampia e una più breve, ma meglio conservata. Quasi tutte prevedono un rinnovo del giuramento nell’anno ottavo di regno.

Scala d’accesso alla stele U

Purtroppo, molte stele sono in pessimo stato di conservazione a causa dell’opera di erosione degli agenti atmosferici e dei danni provocati dai tombaroli. Non stupisce, quindi, che di alcune stele rimanga traccia solo nelle pubblicazioni scientifiche degli studiosi.

Oggi sono visitabili solo la stele U e la stele A.

La stele U si trova all’ingresso dell’uadi che porta alla tomba reale; è alta circa 8 metri ed è la più grande tra tutte le iscrizioni confinarie.

STELE U

All’interno di spazi rettangolari con la sommità arrotondata, lo schema classico vede una scena di adorazione del disco solare da parte di Akhenaton, Nefertiti e le loro figlie e diverse righe di testo geroglifico con i decreti di fondazione della città, scritti nel 5° e 6° (con un’integrazione nell’8°) anno di regno.

Gruppo a destra: Nicchia con le statue di Akhenaton e Nefertiti, quasi totalmente distrutte. Sulla parte destra della nicchia si vedono i resti di tre principesse.
La suddivisione delle linee della stele non corrisponde a quella reale ed è dovuta solo a motivazione di impaginazione.
La stele “U” in un disegno di Émile Prisse d’Avennes

STELE S: (N. de G. Davies, The Rock Tombs of El Amarna V, 1908, pl. XXXXIX)Purtroppo, molte stele sono in pessimo stato di conservazione a causa dell’opera di erosione degli agenti atmosferici e dei danni provocati dai tombaroli.
L’esempio più eclatante è quello della Stele S, l’esemplare più pregevole del gruppo fino a pochi decenni fa, che è stata fatta letteralmente saltare in aria nel tentativo di staccarne frammenti con l’esplosivo.

La stele di frontiera A

La moderna scala che conduce alla stele.

La città di Akhetaton “l’Orizzonte di Aton” si estendeva per una lunghezza di circa nove chilometi e per una larghezza di un chilometro e mezzo.

Venne delimitata da sedici “Stele di frontiera” scavate nella viva roccia. Tre sulla riva occidentale del Nilo e tredici su quella orientale.

Le 16 stele sono designate con una lettera maiuscola, un sistema di nomenclatura che l’egittologo inglese Flinders Petrie adottò alla fine del XIX secolo.

La vetrata di protezione (molto sporca) rende difficoltosa la ripresa fotografica della stele.

Il celebre egittologo britannico ebbe comunque l’intuizione di lasciare spazi vuoti per futuri ritrovamenti che si sono effettivamente verificati con la Stele X (1901) e H (2006).

Le statue, gruppo a sinistra: Akhenaton, Nefertiti e una principessa.
Le statue, gruppo adestra: Akhenaton, Nefertiti e due principesse.

Fu il sacerdote gesuita francese Claude Sicard il primo europeo ad attirare l’attenzione su queste stele. Pubblicò uno schizzo della “Stele A” e una descrizione del sito dopo averlo visitato nel 1714.

Incise direttamente nelle pareti rocciose delle montagne che circondano Amarna, le stele sono costituite da un rettangolo con la parte superiore arrotondata. La parte rettangolare fu incisa con un testo in linee orizzontali di geroglifici, mentre la parte superiore contiene un’immagine della famiglia reale intenta ad adorare Aten. Alcune stele erano affiancate da statue, anch’esse scolpite nella roccia, di Akhenaton, Nefertiti e alcune delle loro figlie. Registro superiore: Akhenaton, Nefertiti e le principesse Meritaton e Maketaton consacrano offerte all’Aton. A sinistra otto colonne di testo. Registro inferiore: venticinque linee orizzontali di testo. Si leggono da sinistra verso destral

La stele A si trova sulla riva occidentale, nei pressi di Tunah el-Gebel. È distante circa 22 km dalla capitale Akhetaton (oggi Tell el-Amarna)

Registro superiore ravvicinato: Akhenaton, Nefertiti e le principesse Meritaton e Maketaton adorano l’Aton. A sinistra otto colonne di testo.
A destra Akhetaton. Sulla tavola delle offerte: una statuina in ginocchio, sette brocche, un mucchio di vivande (?). Sopra il mucchio delle vivande (?), tre oche.

Nefertiti e le principesse Meritaton e Maketaton
Akhetaton e la regina vestono un abito trasparente riccamente pieghettato.
Le principesse, rappresentate con il ciuffo dell’infanzia, vestono un abito riccamente pieghettato e agitano sistri in segno di festa
Cartigli di Akhenaton

FONTE:

  • Alan Gardiner-La Civiltà Egizia-Einaudi
  • Khekeru
  • Djed Medu
  • Amarnaproject
  • cartigli.it
  • Mattia Mancini
  • Wikipedia
Amarna, Kemet Djedu, Mai cosa simile fu fatta

IL SARCOFAGO DELLA TOMBA KV55

Di Grazia Musso

Legno, foglia d’oro e paste vitree
Lunghezza cm 185 – Scavi di Th. M. Davis 1907
Museo Egizio del Cairo – JE 39627

Il sarcofago ritrovato nella tomba 55 della Valle dei Re riserva ancora molti interrogativi.

Realizzato probabilmente per una donna fu riadattato poi ad accogliere la salma del sovrano, come fanno supporre la presenza dell”ureo, della barba posticcia e delle insegne regali, oggi assenti, ma certamente previste, quali lo scettro e il flabello.

I cartigli sul sarcofago sono stati cancellati, il volto incorniciato da una lunga parrucca è ormai irriconoscibile, a causa del l’asportazione della lamina d’oro che fungeva da maschera funeraria.

Il sarcofago antropomorfo, di pregevole fattura presenta decorazione rishi, decorazione che riproduce il piumaggio di un uccello, e sono stati asportati intenzionalmente i cartigli col nome del defunto.

Analogo trattamento di asportazione è eseguito sul volto di cui, attualmente, non resta che il sopracciglio e parte dell’occhio destro.

Dai casi canopi rinvenuti nella tomba sono stati asportati gli urei e abrasi i nominativi.

Tutti gli oggetti recuperati con il sarcofago all’interno della tomba 55 sono riconducibili all’epoca amarniana.

Fonte

I tesori dell’antico Egitto nella collezione del museo del Cairo – National Geographic – Edizioni White Star

ISCRIZIONE DEL SARCOFAGO REPERTATO NELLA KV-55

Di Livio Secco

Il sarcofago fu ritrovato da:

  • Theodore Monroe Davis
  • Edwart Russell Ayrton
  • Arthur Edward Pearse Brome Weigall


durante la loro campagna di scavo nel 1907.


Esso fu repertato in una tomba sigillata da un doppio muro che presentò da subito una serie di stranezze che erano completamente al di fuori della normale attività di sepoltura nell’antico Egitto.

Questo evento lo narro con dettagli nel mio Quaderno di Egittologia 38, SULLE TRACCE DEL RE – Il ritrovamento della famiglia di Tutankhamon (chi è interessato lo può trovare qui: https://ilmiolibro.kataweb.it/…/sulle-tracce-del-re/).

Si parla sempre molto del proprietario della KV62, ma, come dettaglio nel mio Quaderno, ci si dimentica spessissimo che furono ritrovati anche suo padre (nella KV55), sua madre (nella KV35) e la sua regina (KV25).

Mi permetto di aggiungere il commento filologico del sarcofago stesso. Come al solito ho aggiunto la codifica IPA per chi vuole leggere i geroglifici senza averli studiati.

Amarna, Mai cosa simile fu fatta, Statue

TESTA DI NEFERTITI

Di Grazia Musso

Calcare, altezza 30 cm
Da Amarna – Berlino, Agyptisches Museum N. 21 220

Qui, la regina, è raffigurata nel fiore degli anni.

Il suo viso trasmette dolcezza e nobiltà.

Lo scultore di corte Djehutymose ha infuso in questa testa la giovinezza, la morbidezza dei tratti, anche se si tratta di un lavoro incompiuto.

Fonte

Antico Egitto di Maurizio Damiano – Electra